Il libro offre una nuova prospettiva sulla tragedia del Titanic, il transatlantico partito il 10 aprile 1912 da Southampton verso New York, affondato dopo aver colpito un iceberg la notte tra il 14 e il 15 aprile, causando la morte di 1518 delle 2223 persone a bordo. La nave, simbolo dell'ingegneria navale del primo Novecento, portò con sé nelle profondità marine anche preziosi arredi e opere d'arte, cancellando sogni e speranze di chi credeva nel dominio dell'uomo sulla natura.
L’affondamento del Titanic, una delle pagine di storia più tragiche del Novecento, assunta a metafora della fine della Belle Époque e dell’avvio della Grande Guerra, mi ha sempre affascinato” ha dichiarato Dario Becattini. “Proprio per questo attingendo a fonti storiche, cronache inedite dell’epoca e alle notizie spesso controverse apparse sui giornali in quei terribili giorni, ho cercato di rivisitare l’appassionante vicenda soffermandomi sul particolare e differenziato contesto socioculturale delle persone in viaggio. Ne è emerso con chiarezza, il rispetto assoluto della gerarchia sociale garantito a bordo con la prima classe dei facoltosi uomini di affari diretti a New York ad occupare la parte superiore della nave. Al ceto borghese erano destinati gli alloggi di seconda classe, mentre in terza viaggiavano, isolati da tutto il resto e in condizioni quanto mai precarie e disagevoli, i ‘migranti’ d’Europa in cerca di una nuova vita e nuove opportunità di lavoro”.
“E il pensiero – conclude l’autore - inevitabilmente ci riconduce alla tragica situazione che viviamo oggi con lo sbarco sulle nostre coste di migliaia e migliaia di migranti in fuga dai loro paesi nella speranza di una vita migliore”.
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