AGGIORNATO: Secondo l'Irpet nel 2023, rispetto al 2022, la percentuale di persone che considerava la propria famiglia povera o molto povera è calata dal 16% all'11%. Scende anche quella di coloro che affermano che la propria famiglia arriva con difficoltà o grande difficoltà a fine mese, dal 60% al 40%. Tuttavia un toscano su due non è ancora completamente soddisfatto della gestione del proprio bilancio familiare, uno su sei non saprebbe far fronte a una spesa imprevista di 800 euro, e prevalgono coloro che prevedono un peggioramento delle prospettive del proprio tenore di vita.
Per l'istituto sono quattro i rischi strategici o fattori di vulnerabilità che potranno impattare ne prossimi anni sul sistema economico e sociale toscano.
Il primo è la dipendenza del sistema produttivo dall'esterno: circa il 65% del valore aggiunto generato in Toscana dalla produzione di beni, servizi esclusi, è attivato da domanda estera. Il secondo riguarda il declino demografico ed i riflessi sul mercato del lavoro: oggi in alcuni sistemi locali la domanda di lavoro prevale sull'offerta, e il potenziale mismatch è corretto grazie ai flussi di movimenti pendolari e dall'immigrazione, ma nei prossimi dieci anni nel 60% delle unità locali le uscite per pensionamenti non troveranno un corrispondente potenziale flusso in ingresso fra i 20-29enni.
Il terzo fattore prende in considerazione la relazione tra occupazione, salari e produttività, il cui rilancio diventa fondamentale per consolidare la crescita ed evitare che aumenti la distanza nelle retribuzioni pro capite rispetto ad altri paesi. Infine, la crescita stabile ma lenta, rischia di compromettere nel lungo termine la sostenibilità finanziaria del welfare toscano e della sanità.
Nel 2024 il Pil della Toscana crescerà dello 0,8%, nel 2025 dello 0,8% e nel 2026 dell'1,2%, sostanzialmente in linea con l'andamento nazionale. E' quanto stima l'Irpet nel suo rapporto sull'economia regionale, presentato oggi a Firenze, secondo cui il calo dell'indice di produzione industriale nel 2023 in Toscana è stato del 3,3% (-2,1% in Italia) e nel primo trimestre 2024 del 4,9% (-3,5% in Italia), dato imputabile all'andamento negativo del comparto moda, specialmente pelletteria, cuoio e calzature.
Le esportazioni a prezzi correnti, per l'Irpet, segnano invece per il 2023 il +3,3% (-1,4% Italia) e nel 2024 il +6,3% (-1,9% Italia) con un trend superiore a quasi tutte le altre regioni italiane a maggior vocazione all'export, per merito degli exploit di alcune specializzazioni come la gioielleria, la farmaceutica, i macchinari e l'agroalimentare, mentre il dato è negativo per industria della pelle, calzature, filati e tessuti.
Il mercato del lavoro continua ad essere in crescita, nonostante il calo della popolazione in età lavorativa. Il tasso di attività nel 2023 ha toccato il 73,3%, superando quello del 2019 (71,8%): stesso trend per il tasso di occupazione (dal 66,8% al 69,3%) e calo per quello di disoccupazione (dal 6,9% al 5,4%). Dal post-pandemia il numero di dipendenti è sempre cresciuto: nel 2023 si è passati a +38mila unità rispetto al 2022 e a +119mila unità rispetto al 2019. Nel primo trimestre 2024 analogo trend seppur in rallentamento, soprattutto nella manifattura ed in particolare nella moda.
"In un momento in cui a livello nazionale si parla di crisi, di inizio di un periodo recessivo, l'economia toscana tiene, naturalmente con luci e qualche criticità". Lo ha affermato Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, commentando i dati del rapporto Irpet sull'economia regionale presentato oggi a Firenze.
"Le luci sono il buon andamento di settori come il turismo, che davvero sta esplodendo - ha spiegato -, di settori legati all'esportazione, penso alla gioielleria, all'agroalimentare, penso a una serie di settori legati alla meccanica dove l'innovazione rende competitiva l'economia toscana; penso al dato importante del lavoro, perché possiamo definire la realtà toscana una realtà nella quale si sta vivendo sostanzialmente una tendenza verso la piena occupazione".
Contemporaneamente, per Giani, "la moda vive un'indubbia situazione di crisi, non a caso abbiamo aperto due tavoli di crisi, quello specifico delle concerie e della pelletteria per il comprensorio del cuoio, e quello più generale della moda nel contesto del tessile", mentre sul piano del lavoro "è vero che ormai siamo in una situazione, per chi lo vuole, di piena occupazione, però la criticità è il lavoro precario, è il livello dei salari, e sempre più la necessità del salario minimo si sente come impellente".
Per l'istituto sono quattro i rischi strategici o fattori di vulnerabilità che potranno impattare ne prossimi anni sul sistema economico e sociale toscano.
Il primo è la dipendenza del sistema produttivo dall'esterno: circa il 65% del valore aggiunto generato in Toscana dalla produzione di beni, servizi esclusi, è attivato da domanda estera. Il secondo riguarda il declino demografico ed i riflessi sul mercato del lavoro: oggi in alcuni sistemi locali la domanda di lavoro prevale sull'offerta, e il potenziale mismatch è corretto grazie ai flussi di movimenti pendolari e dall'immigrazione, ma nei prossimi dieci anni nel 60% delle unità locali le uscite per pensionamenti non troveranno un corrispondente potenziale flusso in ingresso fra i 20-29enni.
Il terzo fattore prende in considerazione la relazione tra occupazione, salari e produttività, il cui rilancio diventa fondamentale per consolidare la crescita ed evitare che aumenti la distanza nelle retribuzioni pro capite rispetto ad altri paesi. Infine, la crescita stabile ma lenta, rischia di compromettere nel lungo termine la sostenibilità finanziaria del welfare toscano e della sanità.
Nel 2024 il Pil della Toscana crescerà dello 0,8%, nel 2025 dello 0,8% e nel 2026 dell'1,2%, sostanzialmente in linea con l'andamento nazionale. E' quanto stima l'Irpet nel suo rapporto sull'economia regionale, presentato oggi a Firenze, secondo cui il calo dell'indice di produzione industriale nel 2023 in Toscana è stato del 3,3% (-2,1% in Italia) e nel primo trimestre 2024 del 4,9% (-3,5% in Italia), dato imputabile all'andamento negativo del comparto moda, specialmente pelletteria, cuoio e calzature.
Le esportazioni a prezzi correnti, per l'Irpet, segnano invece per il 2023 il +3,3% (-1,4% Italia) e nel 2024 il +6,3% (-1,9% Italia) con un trend superiore a quasi tutte le altre regioni italiane a maggior vocazione all'export, per merito degli exploit di alcune specializzazioni come la gioielleria, la farmaceutica, i macchinari e l'agroalimentare, mentre il dato è negativo per industria della pelle, calzature, filati e tessuti.
Il mercato del lavoro continua ad essere in crescita, nonostante il calo della popolazione in età lavorativa. Il tasso di attività nel 2023 ha toccato il 73,3%, superando quello del 2019 (71,8%): stesso trend per il tasso di occupazione (dal 66,8% al 69,3%) e calo per quello di disoccupazione (dal 6,9% al 5,4%). Dal post-pandemia il numero di dipendenti è sempre cresciuto: nel 2023 si è passati a +38mila unità rispetto al 2022 e a +119mila unità rispetto al 2019. Nel primo trimestre 2024 analogo trend seppur in rallentamento, soprattutto nella manifattura ed in particolare nella moda.
"In un momento in cui a livello nazionale si parla di crisi, di inizio di un periodo recessivo, l'economia toscana tiene, naturalmente con luci e qualche criticità". Lo ha affermato Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, commentando i dati del rapporto Irpet sull'economia regionale presentato oggi a Firenze.
"Le luci sono il buon andamento di settori come il turismo, che davvero sta esplodendo - ha spiegato -, di settori legati all'esportazione, penso alla gioielleria, all'agroalimentare, penso a una serie di settori legati alla meccanica dove l'innovazione rende competitiva l'economia toscana; penso al dato importante del lavoro, perché possiamo definire la realtà toscana una realtà nella quale si sta vivendo sostanzialmente una tendenza verso la piena occupazione".
Contemporaneamente, per Giani, "la moda vive un'indubbia situazione di crisi, non a caso abbiamo aperto due tavoli di crisi, quello specifico delle concerie e della pelletteria per il comprensorio del cuoio, e quello più generale della moda nel contesto del tessile", mentre sul piano del lavoro "è vero che ormai siamo in una situazione, per chi lo vuole, di piena occupazione, però la criticità è il lavoro precario, è il livello dei salari, e sempre più la necessità del salario minimo si sente come impellente".
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