La procura distrettuale antimafia di Firenze ha riaperto le indagini sull'attentato al rapido 904, la 'strage di Natale' che il 23 dicembre 1984 provocò 16 morti e 267 feriti tra i passeggeri del treno partito da Napoli e diretto a Milano a bordo del quale esplose un ordigno mentre viaggiava nella galleria Direttissima tra Vernio e San Benedetto Val di Sambro, sull'Appennino tosco-emiliano, tra Firenze e Bologna. È quanto scrive oggi La Repubblica.
L'inchiesta sarebbe ripartita sulla base di nuovi elementi d'indagine e punterebbe ad accertare, riferisce il quotidiano, le complicità esterne a Cosa Nostra in quella stagione stragista che inizia con la bomba al rapido 904 fino alle stragi del 1993 e 1994 al Nord. Per gli inquirenti ci sarebbe la necessità di operare un approfondimento "in relazione alla posizione di soggetti all'epoca non coinvolti nel processo celebratosi a Firenze". Le indagini, coordinate dai procuratori aggiunti Luca Turco e Luca Tescaroli, sono state delegate più di un anno fa ai carabinieri del Ros.
Per la strage le indagini condotte dalla procura di Firenze evidenziarono un intreccio fra mafia, camorra e destra eversiva e portarono alla condanna di Pippo Calò, ex capo del mandamento palermitano di Porta Nuova, in concorso con Guido Cercola e Franco Di Agostino, e l'artificiere tedesco Friedrich Schaudinn. L'ex parlamentare dell'Msi Massimo Abbatangelo fu invece condannato soltanto per la detenzione dell'esplosivo, insieme a quattro camorristi.
Successivamente finì a giudizio Totò Riina quale presunto mandante: fu assolto in primo grado mentre la sua morte fece estinguere il processo d'appello.
Condividi
Attiva i cookies