E aggiunge: “In tempi difficili serve far bene il bene”

"In tempi difficili come quello che stiamo vivendo, di cambiamento d'epoca, non basta fare il bene, bisogna fare bene il bene". Lo ha affermato don Gherardo Gambelli, arcivescovo designato di Firenze, nel suo breve discorso di saluto alle autorità cittadine in piazza Duomo, sotto la loggia del Bigallo, prima della cerimonia di ordinazione in Santa Maria del Fiore.
    
"Nel ringraziare di cuore tutte le autorità e le istituzioni presenti sul territorio - ha detto - per il loro impegno a servizio del bene comune, desidero rivolgere a tutti e a tutte, particolarmente a quanti stanno per iniziare a svolgere un nuovo incarico, i miei più sinceri auguri di buon lavoro. Per quel che mi riguarda esprimo qui, ancora una volta, la mia ferma volontà di collaborare con tutte le persone di buona volontà nell'impegno per la costruzione di una società sempre più giusta e fraterna".

"Che ognuno di noi sappia trarre dal proprio bagaglio spirituale e culturale le risorse migliori per fare in modo che la bellezza di Firenze risplenda non solo nei suoi monumenti, ma anche e soprattutto nei suoi cittadini, e da qui diffondersi, come germoglio di giustizia e di Pace nel mondo".

"Il luogo scelto per questo nostro primo incontro ufficiale - ha detto - ha un valore altamente simbolico. Nel Codice Rustici, un manoscritto antico, conservato nella Biblioteca del Seminario Arcivescovile, il racconto di viaggio a Gerusalemme di un orafo fiorentino, Marco Rustici, è illustrato con una serie di immagini suggestive che ci offrono uno sguardo sulla Firenze del Quattrocento, nel pieno fiorire della cultura dell'Umanesimo e del Rinascimento. Quella relativa all'Oratorio del Bigallo ci presenta le Confraternite caritatevoli della Misericordia e del Bigallo che si erano unite nel 1425 e si occupavano dei piccoli smarriti o abbandonati. I quattro protagonisti delle scene di misericordia sono gli unici personaggi della Firenze del tempo raffigurati da Rustici a sottolineare l'importanza delle pratiche caritatevoli".
    
Dunque, ha concluso Gambelli, "le opere artistiche della nostra città, come il Codice Rustici, ci ricordano che solo quanto è stato compiuto con gioia nel rispetto e nell'attenzione ai poveri, agli emarginati e agli esclusi rimane ed è degno di essere ricordato".

"Come Chiesa fiorentina continueremo ad attingere a quelle radici" di "quell'umanesimo che dopo la distruzione morale e materiale provocata dalla dittatura e dalla guerra seppe rifiorire facendo della nostra città un laboratorio di giustizia sociale e di pace fra le nazioni". Lo ha affermato monsignor Gherardo Gambelli, nuovo arcivescovo di Firenze, nel discorso con cui si è conclusa la sua cerimonia di ordinazione nella cattedrale di Santa Maria del Fiore

L'obiettivo dichiarato è quello di "alimentare, in dialogo fattivo con tutti, quel nuovo umanesimo cristiano che consiste nel fare nostri i sentimenti di Cristo", ricordando che "nel suo discorso pronunciato proprio in questa Cattedrale il 10 novembre 2015, papa Francesco ci aveva lasciato un'immagine che mi piace riprendere: quella della medaglia spezzata a metà che le mamme consegnavano insieme ai neonati allo Spedale degli Innocenti. E ci ricordava: 'Noi abbiamo l'altra metà. Perché la Chiesa madre ha in Italia metà della medaglia di tutti i suoi figli abbandonati, oppressi, affaticati'"

Quelle parole del Papa, "così importanti per tutte le diocesi italiane lo sono in particolare per noi perché ci 'riannodano' alla nostra tradizione più profonda e feconda", ha osservato monsignor Gambelli, spiegando che "questi due mesi di preparazione all'ordinazione episcopale sono stati per me un tempo di grazia in cui ho fatto esperienza della vicinanza di Maria nella mia vita, attraverso la preghiera di tanti fratelli e sorelle che mi hanno sostenuto"
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