Rispetto agli anni scorsi sono diminuiti i medici di famiglia ed è aumentata la percentuale di quelli che hanno più di millecinquecento pazienti, soglia massima stabilita per legge che però eventuali deroghe decise dalla Regione possono aumentare.
I numeri, racconta La Repubblica Firenze, sono quelli diffusi dall’Asl Toscana Centro, che analizzando i dati di Pistoia-Prato-Firenze fotografa una situazione che non appare compromessa come in altre zone del Paese ma che sicuramente segnala una certa sofferenza del sistema sanitario.
Il numero totale di medici di famiglia è di 969, dei quali 592 assistono più di millecinquecento pazienti, ovvero il 61% di essi.
A pesare sulla situazione è la sempre minor presenza di medici di famiglia, dovuta sia a ragioni anagrafiche, considerando che molti sono andati in pensione, ma anche strutturali, poiché dalle università non sono usciti un numero sufficiente di sostituiti: non solo, ma a pesare è anche il numero chiuso a Medicina, oggetto da anni di grandi polemiche e discussioni ma che nonostante tutto è ancora lì.
Come racconta Alessandro Bonci, sindacalista del Fimmig, la professione è sempre meno attraente per i giovani medici, dato che i carichi di lavoro sono sempre più gravosi, provocando così, da una parte, un peggioramento del servizio per i cittadini, e dall’altra una netta diminuzione della qualità della vita dei medici, chiamati a svolgere straordinari e ad occuparsi di moltissime persone.
I numeri, racconta La Repubblica Firenze, sono quelli diffusi dall’Asl Toscana Centro, che analizzando i dati di Pistoia-Prato-Firenze fotografa una situazione che non appare compromessa come in altre zone del Paese ma che sicuramente segnala una certa sofferenza del sistema sanitario.
Il numero totale di medici di famiglia è di 969, dei quali 592 assistono più di millecinquecento pazienti, ovvero il 61% di essi.
A pesare sulla situazione è la sempre minor presenza di medici di famiglia, dovuta sia a ragioni anagrafiche, considerando che molti sono andati in pensione, ma anche strutturali, poiché dalle università non sono usciti un numero sufficiente di sostituiti: non solo, ma a pesare è anche il numero chiuso a Medicina, oggetto da anni di grandi polemiche e discussioni ma che nonostante tutto è ancora lì.
Come racconta Alessandro Bonci, sindacalista del Fimmig, la professione è sempre meno attraente per i giovani medici, dato che i carichi di lavoro sono sempre più gravosi, provocando così, da una parte, un peggioramento del servizio per i cittadini, e dall’altra una netta diminuzione della qualità della vita dei medici, chiamati a svolgere straordinari e ad occuparsi di moltissime persone.
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