Sono stati sentiti i professori Corrado Caruso e Emanuele Rossi

Prosegue alla commissione sanità del Consiglio regionale della Toscana, presieduta da Enrico Sostegni (Pd), l'iter di approfondimento sulla proposta di legge regionale di iniziativa popolare sulle 'procedure e tempi per l'assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza della Corte Costituzionale 242/2019', promossa dall'associazione Luca Coscioni e depositata il 14 marzo scorso presso la presidenza dell'Assemblea toscana supportata da oltre 10mila firme autenticate.

Dopo aver ascoltato i promotori, i rappresentanti delle Asl e l'Ordine dei medici, la settimana scorsa, si rende noto, si è svolta l'audizione di due esperti costituzionalisti, i professori Corrado Caruso ed Emanuele Rossi.

    
La pdl, si ricorda, "ha l'obiettivo di garantire alle persone malate che intendono accedere al suicidio 
assistito la necessaria assistenza sanitaria nel rispetto dei principi stabiliti dalla sentenza della Corte Costituzionale 242 del 2019".

Il testo prevede "l'istituzione di una commissione medica multidisciplinare nelle Asl, dispone che le strutture sanitarie debbano garantire il supporto, l'assistenza e i mezzi necessari al completamento della procedura, disciplina la procedura e i tempi (complessivamente venti giorni)" e "la gratuità delle prestazioni sanitarie".

L'audizione dei due esperti costituzionalisti aveva "l'obiettivo di chiarire alcuni punti, a partire dal fatto che la Regione sia legittimata a legiferare su questa materia, e quali siano i suoi limiti di intervento, e se il servizio possa essere ricompreso tra i Lea o vada considerato come prestazione aggiuntiva".

Per Caruso una legge regionale è legittima nel rispetto della volontà della Consulta. Da inserire comunque una clausola che ribadisca che la normativa regionale ha valore finché lo Stato non intervenga con una sua legge nazionale. Riguardo alla prestazione, la giurisprudenza farebbe pensare a un servizio aggiuntivo oltre i Lea, che la Regione può offrire.

Rossi ha spiegato che un parere dell'Avvocatura generale dello Stato afferma che con un intervento delle Regioni si creerebbe una disparità di trattamento sul territorio "ma in realtà - ha precisato - la disparità è maggiore se le Regioni non intervengono, perché a questo punto, in assenza di una normativa nazionale, sono le singole Asl che attualmente devono dare attuazione alle disposizioni della Corte Costituzionale". E' però opportuno che una legge regionale investa soprattutto gli aspetti organizzativi". 
Condividi
La funzionalità è stata disattivata perché si avvale di cookies (Maggiori informazioni)

Attiva i cookies