"Tre muratori egiziani che vivono a Firenze e che da un anno lavorano nel cantiere di via Mariti mi hanno raccontato che a fine gennaio sono arrivate altre ditte di rinforzo perché i lavori erano in ritardo e i costruttori volevano velocizzare. Così è stata aumentata la presenza di operai con quelli di altre ditte", riferisce, parlandone con l'ANSA, l'imam di Firenze Izzedin Elzir con cui i tre egiziani si sono confidati anche sotto il profilo spirituale. "Loro mi hanno detto che si sentono rinati, nati una seconda volta, sono riconoscenti a Dio perché hanno avuto la grazia di non morire sotto il crollo", riferisce ancora l'imam. "Mi hanno detto che di solito lavoravano loro in quel settore del cantiere. Ma da fine gennaio sono arrivati gli operai di altre ditte, anche quelli che sono morti la mattina del crollo. E questi tre egiziani non erano in quel punto ma ci sarebbero dovuti essere loro lì".
I tre sono gli stessi operai che allo stesso imam Izzedin Elzir hanno rivelato che per avere un regolare contratto nella ditta edile del Fiorentino che li ha assunti "hanno dovuto però accettare le condizioni di un mediatore che li ha presentati", riporta ancora l'imam rispetto a un possibile caso di caporalato. "Questo ha chiesto loro che, in cambio di avergli trovato un lavoro stabile, avrebbero dovuto pagargli sette euro su 12 euro l'ora di compenso, mentre cinque euro se li potevano tenere. Somma che gli verserebbero tuttora ogni mese, da un anno. È incredibile, ma hanno continuato a dare i soldi al mediatore".
"Invece - ha concluso l'imam - della ditta che li ha assunti regolarmente mi hanno parlato positivamente, anche perché oltre all'assunzione, il datore di lavoro ha fatto fare loro corsi di formazione sulla sicurezza. Così mi hanno detto".
Condividi
Attiva i cookies