Le testimonianze degli operai che lavoravano al cantiere nel momento del crollo al vaglio degli inquirenti

“Abbiamo il sospetto che quella trave potesse avere problemi strutturali e per questo saranno necessarie verifiche. Nomineremo anche noi dei periti, ci sono voci che andranno appurate, ma alcuni operai avrebbero raccontato che quella trave presentava difetti visibili già all’inizio, come delle crepe”. Parla così Alessandro Taddia, che con la sua società di consulenza legale sta dando assistenza alle famiglie di tre vittime del crollo (tutti immigrati dal Marocco) per le pratiche di risarcimento, dopo aver raccolto il primo giro di testimonianze tra gli operai impegnati nel cantiere.

Parole che sembrano aprire a nuovi scenari, dopo che le principali ipotesi sulle cause del disastro si sono concentrate sul supporto della trave: potrebbe essere ceduto, innescando la drammatica catena di eventi. Non è chiaro se la segnalazione sia già finita sul tavolo degli inquirenti. E quale peso venga attribuito a questa ipotesi: se confermata, verrebbero rilanciati gli interrogativi sulla qualità dei lavori e dei controlli.

Massimo il riserbo della procura, che continua a raccogliere testimonianze — ieri sarebbero stati ascoltati alcuni operai presenti al momento dell’incidente — e responsabili della galassia di aziende che popolavano il cantiere, tra cui proprio quelle che hanno costruito e fissato la trave. Secondo quanto emerso, la “posa” era avvenuta un mese prima dell’incidente, ma nessuno aveva notato anomalie almeno fino ai giorni precedenti il disastro. Il crollo ha devastato la struttura e spezzato le vite di 5 operai, mentre altri tre sono rimasti feriti. 
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