Il terzino brasiliano si racconta in un lunga intervista a La Gazzetta dello Sport: i sogni e gli obiettivi, oltre al rapporto con i compagni

Dodo, il giovane terzino brasiliano della Fiorentina, ha saputo conquistare il cuore dei tifosi viola non solo con le sue giocate, ma anche con gesti simbolici che testimoniano il suo legame profondo con la città. Già due volte, nell’aprile 2023 e nel maggio 2024, ha tinto i capelli di viola, un omaggio evidente ai colori del club. Non solo: ha chiamato il suo cane Viola e, come segno ulteriore del suo affetto, ha fatto nascere il secondo figlio, Filippo, a Firenze. Recentemente, ha anche dichiarato con fermezza: “Non andrò mai alla Juventus“, un’affermazione che ha ulteriormente consolidato il suo status di beniamino tra i tifosi fiorentini.


Questa storia d’amore con la città e i suoi sostenitori va però oltre i gesti simbolici. In campo, Dodo si fa amare prima di tutto per la sua dedizione e instancabilità. Il terzino corre ininterrottamente, non si risparmia mai, e vuole arrivare sempre al massimo delle sue possibilità. Le sue prestazioni parlano chiaro: ha giocato tutte e sette le partite in calendario fino ad ora, dimostrando una costanza e un impegno che pochi possono vantare. Firenze ha trovato in Dodo non solo un campione, ma anche un simbolo di fedeltà e passione. E il brasiliano ha spiegato questo rapporto in un’intervista a La Gazzetta dello Sport: “Sto insieme ad Amanda da quando entrambi avevamo 15 anni. A 17 ho scoperto che sarei diventato papà di una bimba, Lindsey. A quel tempo giocavo a Coritiba. Avevo paura, ma la prima cosa che ho pensato è che avrei dovuto lavorare molto di più. Oggi ho due bambini. Siamo felici a Firenze e adoriamo questa città”.

FIRENZE E LA FIORENTINA. “La Fiorentina mi ha abbracciato. Dopo essere andato via dallo Shakhtar, dove firmai per 5 anni, per la guerra, sono rimasto sei mesi in Brasile. Ho sofferto parecchio. Il club viola non si è mai fermato, mi ha sempre voluto con Pradè e Burdisso. Sognavo l’Italia e nel 2022 sono arrivato. Questa è la mia terza stagione. È cominciata bene”.

LA FUGA DALL’UCRAINA. Abbiamo vissuto momenti difficili. Non posso dimenticare quel viaggio da Kiev a Budapest. In un treno merci. Durò un’eternità, 16 ore. Eravamo 13 brasiliani allo Shakhtar. Un giornalista americano ci disse che era meglio andare. Prendemmo la macchina, la lasciammo non lontana dalla stazione e salimmo su quel treno. Dai vagoni abbiamo visto di tutto, qualcosa di tremendo”.

I CAPELLI. “Spendo un bel po’. Me li fa il mio barbiere Federico. Che, prima dell’Empoli, mi ha proposto l’azzurro. Gli ho detto no, al massimo li rifacciamo viola”.

ANCORA SU FIRENZE. Sto vicino allo stadio, mi piace tantissimo girare per il centro storico. Adoro la carbonara e la bistecca alla fiorentina che se la gioca con la costela brasiliana, una carne che c’è solo da noi e ha una cottura lunghissima. Prendo sempre quelle due cose, mia moglie mi dice che sono monotono”.

NO ALLA JUVE. Assolutamente. Sono pronto a rinnovare, il contratto scade nel 2026. Il no alla Juve? Lo avevo promesso a Joe Barone”.

TROFEO. Anche a noi manca un trofeo, come a Commisso. È il sogno di tutti. Tre finale perse sono tante. Ci proveremo. Dobbiamo vincere, già a Empoli domenica, e alzare il livello. Vorremmo dedicarglielo. Lui sta insieme a noi e vicino a noi”.

LE FINALI PERSE. “Tutte e due danno parecchio fastidio perché abbiamo sempre controllato e creato tante occasioni. Ora ci riproviamo sapendo che può succedere di tutto. Il playoff con gli ungheresi insegna che non ci si deve fidare di nessuno, ma anche che si può ribaltare una situazione come ci successe col Basilea in semifinale nel 2023”.

VITORIA GUIMARAES. La Fiorentina chiuderà la prima fase della Conference League contro il Vitoria Guimaraes, dove Dodo ha giocato: “Da tenere d’occhio come tutte. So che non c’è più nessuno di quelli del mio periodo”.

TERZINO O ALA? “Nasco terzino. A me piace attaccare, ma Paulo Fonseca in Ucraina mi disse che prima dovevo pensare a difendere e questo me lo ripeteva anche un esperto compagno in Brasile”.

IDOLI. “Cafù e Roberto Carlos”.

ALLENATORI. “L’allenatore a cui devo di più? De Zerbi allo Shakhtar ha iniziato a cambiare il mio modo di giocare. Non solo terzino, ma più attaccante e soprattutto più dentro il campo. Mi usava pure da mezzala. Poi me lo ha fatto fare Italiano che mi diceva che dovevo giocare come allo Shakhtar anche qui e ora Palladino che vuole il possesso, pure lui vuole attaccare, però chiede che stiamo tutti insieme dietro”.

I NUOVI. “Kean vuole arrivare, lo vedo dalla sua faccia e stiamo diventando amici; Gosens porta l’esperienza, ha vinto e corre talmente tanto che corriamo tutti insieme a lui; Gudmundsson è stato baciato da Dio, ha avuto un dono. Ha qualità innata, è fortissimo. Però tutti ci hanno portato qualcosa”.

L’INFORTUNIO E IL RECUPERO. “Ho lavorato duro col sorriso. Un recupero lampo in quattro mesi. E ho seguito un consiglio di Biraghi. Mi disse: ‘Non metterti da parte ora che sei infortunato, stai con noi’. Ho fatto arrivare fisioterapista e preparatore dal Brasile. E ora il Brasile lo sogno. Oggi ci saranno le convocazioni. Ho sempre sperato di giocare con alcuni amici e con Neymar”.

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