Non è ancora nulla di ufficiale, ma al centro del disegno di legge nazionale sul fine vita dovrebbe esserci una decisa sterzata nella direzione delle cure palliative, lasciando come ipotesi secondaria il ricorso al suicidio medicalmente assistito.
Come spiega stamani il Corriere Fiorentino, mentre in Senato è in corso l’iter presentare, discutere e approvare finalmente una legge nazionale che regoli il fine vita, il presidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale Enrico Sostegni spiega che in Toscana la percentuale dei pazienti oncologici che hanno accesso alle cure palliative rappresentano il 60,2% del totale, mentre a livello nazionale la percentuale si ferma al 37,4.
Secondo Sostegni, partendo da questi numeri, si ricava che la contrapposizione fra il ricorso alle cure palliative e al suicidio assistito “non esiste”, e che nella futura legge nazionale ci dovrà essere spazio tanto per l’uno quanto per l’altra.
Inoltre, come riporta il quotidiano, l’introduzione di un termine di quattro anni fra il respingimento della richiesta di suicidio medicalmente assistito e la nuova richiesta si tradurrà, in concreto, nell’impedimento di un diritto, perché la persona potrebbe morire prima. E come ulteriore ostacolo, nella bozza di legge sembra essere stata eliminata anche la gratuità dei farmaci endovena da somministrare al malato, altra circostanza che secondo Sostegni sarà un concreto impedimento al suicidio medicalmente assistito.
Come spiega stamani il Corriere Fiorentino, mentre in Senato è in corso l’iter presentare, discutere e approvare finalmente una legge nazionale che regoli il fine vita, il presidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale Enrico Sostegni spiega che in Toscana la percentuale dei pazienti oncologici che hanno accesso alle cure palliative rappresentano il 60,2% del totale, mentre a livello nazionale la percentuale si ferma al 37,4.
Secondo Sostegni, partendo da questi numeri, si ricava che la contrapposizione fra il ricorso alle cure palliative e al suicidio assistito “non esiste”, e che nella futura legge nazionale ci dovrà essere spazio tanto per l’uno quanto per l’altra.
Inoltre, come riporta il quotidiano, l’introduzione di un termine di quattro anni fra il respingimento della richiesta di suicidio medicalmente assistito e la nuova richiesta si tradurrà, in concreto, nell’impedimento di un diritto, perché la persona potrebbe morire prima. E come ulteriore ostacolo, nella bozza di legge sembra essere stata eliminata anche la gratuità dei farmaci endovena da somministrare al malato, altra circostanza che secondo Sostegni sarà un concreto impedimento al suicidio medicalmente assistito.
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