I rinforzi di gennaio non convincono. Folorunsho l'unica eccezione, Zaniolo e Fagioli chiamati a cambiare marcia. Contro il Lecce vietato sbagliare

La Fiorentina di Raffaele Palladino è ancora in cerca della sua identità. Gli infortuni di elementi chiave come Gudmundsson, Colpani, Adli e soprattutto Kean hanno complicato il lavoro dell’allenatore, che ora deve affidarsi ai rinforzi arrivati nel mercato di gennaio. Rinforzi che, però, non hanno ancora convinto.

Le aspettative disattese

Dovevano essere le pedine decisive per far decollare la squadra, ma al momento le nuove leve non hanno brillato. Zaniolo, Fagioli, Ndour, Pablo Marì: nomi importanti, chiamati per alzare il livello di una Fiorentina che solo pochi mesi fa si giocava la finale di Conference League. Eppure, sotto la gestione Palladino, il loro rendimento è stato fin qui al di sotto delle aspettative. Persino Jonathan Ikoné, ceduto al Como, è ancora il miglior marcatore della squadra in Conference con quattro reti, mentre altri protagonisti della scorsa stagione, da Biraghi a Quarta, passando per Sottil e Kouame, hanno lasciato Firenze tra malumori e polemiche.

L’eccezione: Michael Folorunsho

C’è però un’eccezione tra i nuovi innesti: Michael Folorunsho. Un giocatore che Antonio Conte aveva scartato a Napoli, ma che a Firenze si è ritagliato uno spazio importante. Arrivato per primo, è stato subito impiegato con continuità da Palladino, che lo ha visto come il perfetto sostituto dello sfortunato Edoardo Bove. E i numeri confermano il suo impatto: 7 presenze, 482 minuti giocati e una costante presenza in campo. Un solo neo: i quattro cartellini gialli che lo hanno già portato in diffida. Ma il suo dinamismo e la sua versatilità lo rendono un punto fermo della squadra. Anche nella disastrosa trasferta di Verona, Folorunsho è stato l’ultimo ad arrendersi, servendo l’unico cross per Kean, parato da Montipò. Corre, lotta, si adatta, spinge. Insomma, è lui l’unico acquisto di gennaio ad aver finora mostrato il giusto spirito.

Zaniolo, il tempo stringe

Discorso diverso per Nicolò Zaniolo. L’ennesimo cambio di maglia non sembra avergli dato quella scossa che tutti si aspettavano. Palladino gli ha concesso già 162 minuti da titolare, ma il suo contributo è stato quasi nullo, soprattutto nelle partite contro Como e Verona, le peggiori della sua stagione. Firenze non ha ancora imparato ad amarlo e il tempo per conquistare la piazza stringe. Contro il Lecce, venerdì sera, sarà chiamato a dare risposte concrete. Per lui è un momento cruciale: se vuole guadagnarsi il riscatto dal Galatasaray e dimostrare di essere ancora un giocatore di alto livello, deve cambiare marcia. Con l’amico Moise Kean ai box, ora tocca a lui prendersi la responsabilità.

Fagioli e gli altri: serve una svolta

Anche Nicolò Fagioli sta vivendo un momento complicato. La Fiorentina ha deciso di investire su di lui, credendo in un talento che la Juventus ha lasciato andare. Ma fin qui il centrocampista non ha trovato una collocazione precisa. Impiegato da trequartista contro il Como senza successo, è andato meglio da centrale, ma a Verona è partito dalla panchina. Stessa sorte per Cher Ndour e per il difensore spagnolo Pablo Marì, che Palladino aveva avuto al Monza. Entrambi hanno faticato nel loro debutto viola: Ndour ha perso un pallone sanguinoso, Marì è apparso poco sicuro al suo ingresso in campo al posto di Ranieri. Per lo spagnolo il tempo per adattarsi c’è, visto che non è nella lista per la Conference, ma per gli altri serve una reazione immediata.

Vietato sbagliare contro il Lecce

Ora, però, non c’è più tempo per le scuse. Venerdì sera al Franchi arriva il Lecce e per la Fiorentina e per Palladino sarà una partita da vincere a tutti i costi. Servono risposte, servono prestazioni convincenti e, soprattutto, servono punti. Perché il tempo delle attese è finito: o la squadra cambia passo, o il rischio di un’altra stagione deludente diventa realtà.

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