L’omicidio di Maati Moubakir ha acceso i riflettori sul tema del disagio giovanile dopo che l’avvocato della famiglia Moubakir ha detto che a giugno il tribunale dei minori aveva disposto per lui l’inserimento in una struttura terapeutica, ma che tale inserimento non era mai avvenuto.
Come riporta questa mattina la Nazione, la presidente della Società della Salute dell’Empolese-Valdarno-Valdelsa, e sindaca di Castelfiorentino, Francesca Giannì, ha risposto al legale sostenendo che il giovane fosse seguito dai servizi sociali e che, comunque, il suo percorso è allo studio per cercare di capire se “ci sono state falle” o “qualcosa che non ha funzionato”.
Per Giannì, però, la tragica vicenda di Maati Moubakir è anche l’occasione per avviare una riflessione profonda sul tema del disagio giovanile e su quanto la risposta delle istituzioni sia utile per combatterlo: “Dobbiamo capire se i procedimenti sono ancora corretti e al passo coi tempi” dice al quotidiano.
Intercettare e curare il disagio nei più giovani non è affatto facile, poiché, sostiene Giannì, non si parla più di un disagio ma di più disagi che si sommano, per questa ragione è importantissima la fase precedente, quella della prevenzione, perché curare una patologia è assai più difficile.
Per far fronte alla situazione e affrontare sul nascere situazioni potenzialmente molto complicate i servizi sociali possono contare su un team “preparato, formato e costantemente aggiornato”.Condividi
Attiva i cookies