I residenti appoggiati alla transenna di via Giovanni da Empoli a Firenze scommettono sul futuro: «Ora ci vorranno almeno due anni, se va bene». Provano a indovinare i numeri di quella che sarà la pena detentiva di un pezzo di quartiere: perché ora che il cantiere di Esselunga, dopo il crollo della struttura di venerdì scorso costato la vita a cinque operai, è stato sequestrato dalla magistratura, tutti hanno capito che i tempi per ripartire — qualunque sarà la decisione per il futuro dell’area — saranno lunghissimi.
«Qui si ricomincia daccapo, siamo condannati non si sa per quanto», spiegano preoccupati. Il motivo è che il cantiere per il futuro ipermercato, per quanto non fosse la soluzione più gradita dei residenti del Ponte di Mezzo, per tanti era comunque un passo avanti rispetto a quasi quarant’anni di sporcizia e degrado, che erano scaturiti dall’abbandono dell’ex Panificio militare, avvenuto negli anni Ottanta.
La paura del quartiere sono anzitutto i ratti, «lunghi fino a mezzo metro e non è un’esagerazione se si conta anche la coda», che per tanto tempo avevano abitato il grande trapezio del cantiere.
L’altra paura deriva invece dai più recenti lavori per l’ipermercato: gli scavi per fare il parcheggio interrato sono andati a interferire con la falda acquifera e «all’inizio del cantiere hanno dovuto dragare acqua in quantità impressionanti — raccontano — ma anche in queste settimane in cui stavano costruendo i piani superiori, ogni tanto dovevano comunque prosciugare sotto».
Così il probabile lungo congelamento del cantiere «rischia di trasformare questa buca in un grande lago, come è successo in viale Belfiore».
Così il probabile lungo congelamento del cantiere «rischia di trasformare questa buca in un grande lago, come è successo in viale Belfiore».
Ma il malcontento contro il centro commerciale monta sempre di più. E per domenica prossima, dopo la battaglia (persa) dal comitato ex Panificio militare contro Esselunga (che però ha vinto quella per salvare i lecci di via Mariti), il quartiere si chiama a raccolta per un nuovo comitato che chieda il blocco definitivo del cantiere.
Una parte della politica dà una sponda ai residenti: «Bisogna superare la costruzione di un centro commerciale — dicono Dmitrij Palagi e Antonella Bundu di Sinistra Progetto Comune — È bene che il Comune inizi un confronto serrato con la proprietà, per capire come superare la costruzione dell’ennesimo centro di grande distribuzione».
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