"Vietato l'ingresso agli anti-abortisti. Sui nostri corpi decidiamo noi." Con un nastro rosso e queste parole chiare, il movimento femminista e transfemminista Non Una di Meno di Firenze ha simbolicamente sbarrato l'accesso ai consultori cittadini, riaffermando la loro posizione. "Tutti i presidi di salute devono garantire le libertà di scelta e l’autodeterminazione", dichiara il movimento in una nota diffusa dopo l'azione, "e vietare l’ingresso a gruppi che attaccano queste libertà".
La protesta è scaturita dall'approvazione in Senato, il 23 aprile scorso, di un emendamento al decreto legge 19 del 2024 che permette alle regioni di collaborare con associazioni anti-abortiste per l'organizzazione dei servizi nei consultori.
"La legittimazione nazionale delle associazioni anti-abortiste per operare nei consultori", spiegano dal movimento, "si inserisce in un contesto già problematico: da tempo, in regioni come Piemonte, Lombardia, Veneto, Umbria, Marche e Friuli, i finanziamenti pubblici vanno a consultori privati gestiti da associazioni cattoliche e anti-abortiste, mentre quelli pubblici vengono chiusi, depotenziati di personale e trasformati in case della salute. Questo ci priva di strutture socio-sanitarie gratuite, laiche e accessibili a tutti. L’attacco al diritto all’aborto è strettamente legato alla messa in discussione della salute delle persone trans e non binarie".
Questa sera, 22 maggio, alle 19, in occasione dell'anniversario della legge 194, il movimento terrà un'assemblea pubblica aperta a tutti sull'aborto libero e l'autodeterminazione, durante l'acampada per la Palestina in piazza San Marco.
La protesta è scaturita dall'approvazione in Senato, il 23 aprile scorso, di un emendamento al decreto legge 19 del 2024 che permette alle regioni di collaborare con associazioni anti-abortiste per l'organizzazione dei servizi nei consultori.
"La legittimazione nazionale delle associazioni anti-abortiste per operare nei consultori", spiegano dal movimento, "si inserisce in un contesto già problematico: da tempo, in regioni come Piemonte, Lombardia, Veneto, Umbria, Marche e Friuli, i finanziamenti pubblici vanno a consultori privati gestiti da associazioni cattoliche e anti-abortiste, mentre quelli pubblici vengono chiusi, depotenziati di personale e trasformati in case della salute. Questo ci priva di strutture socio-sanitarie gratuite, laiche e accessibili a tutti. L’attacco al diritto all’aborto è strettamente legato alla messa in discussione della salute delle persone trans e non binarie".
Questa sera, 22 maggio, alle 19, in occasione dell'anniversario della legge 194, il movimento terrà un'assemblea pubblica aperta a tutti sull'aborto libero e l'autodeterminazione, durante l'acampada per la Palestina in piazza San Marco.
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