Purtroppo, era tutto molto prevedibile. E purtroppo, a pagare, sono sempre i cittadini. Ci auguravamo, poveri illusi, che attorno alla ricostruzione e ai ristori post alluvione che il 2 novembre scorso ha devastato la Toscana non si scatenasse la solita, tristissima polemica politica. Speravamo che memori di quanto successo in Emilia Romagna, qualcuno avesse imparato la lezione. E invece no. Tutto uguale. Accuse, ripicche, scaricabarile, attacchi, difese, allusioni, provocazioni. E chi se ne importa se nel frattempo a Prato, Campi Bisenzio, Quarrata, Montale e in tutti gli altri paesi colpiti la gente si ritrova (ancora) sommersa se non più dall’acqua e dal fango, di certo da un mare di difficoltà. Pratiche, ed economiche.
Gli ultimi capitoli di questa triste storia sono stati scritti proprio durante Firenze e Dintorni, in radio, con una serie di durissimi botta e risposta tra le amministrazioni locali (la Regione con il Governatore Giani, il Comune di Prato con il Sindaco Biffoni) ed il governo, nella figura di Giovanni Donzelli. Da una parte ci si lamenta per le mancate risposte di Roma, dall’altra si accusa la Regione di aver presentato in ritardo il conto dei danni. La domanda è: ma a chi giova, tutto questo? Davvero, per racimolare una manciata di voti, si può speculare con tanta noncuranza sulla vita e sulla sofferenza delle persone? Non sta a noi stabilire di chi siano le colpe e chi abbia ragione. Al momento, ci limitiamo ad osservare che dopo tre mesi e mezzo non è ancora stato scelto un Commissario per la ricostruzione. Un altro tema, vedrete, che semmai verrà ripreso in mano porterà a scontri e discussioni.
Nel mezzo, tanto per tornare al punto di partenza, le persone. I privati cittadini che magari non hanno soldi per ricomprarsi l’auto, il frigorifero o la lavatrice o le aziende che dopo settimane di stop hanno dovuto far conto solo sulle proprie forze per provare a ripartire. Sono loro, gli unici che avrebbero il diritto di alzare la voce. Ed è a loro, tra una polemica e l’altra, che le istituzioni dovrebbero pensare. E non, come da triste tradizione di questo Paese, ad una perenne campagna elettorale buona solo per crescere di qualche punto percentuale (forse) senza far mai i conti con i problemi veri o al massimo, quando costretti ad affrontarli, preoccupandosi solo di dar la colpa a qualcun altro.
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