I risultati dello studio, condotto dall'Università di Firenze in collaborazione con l'AOU di Careggi, possono aprire la strada a nuove cure

Una ricerca condotta dall'Università di Firenze dell'Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi potrebbe aver fatto luce sul meccanismo cellulare che provoca il dolore cronico nell'endometriosi, aprendo così la strada a nuove soluzioni e cure: da quanto emerge dallo studio, infatti, potrebbero essere messe in campo soluzioni per limitare la diffusione dell'infiammazione, contribuendo a diminuire il dolore e miglirare la vita delle pazienti.

L'endometriosi è una malattia che colpisce sia le donne in età fertile che quelle in età ormai non più fertile (in queste ultime l'incidenza è molto alta e può arrivare fino al 50%), ed è causata dalla crescita di tessuto endometriale fuori dall'utero, condizione che genera forti dolori in chi ne è affetta.

Lo studio fiorentino, realizzato da un gruppo di ricerca guidato da Romina Nassini e Francesco De Logu del dipartimento di Scienze della Salute, è stato pubblicato sulla rivista Nature Communications.

Secondo i ricercatori, la condizione di forte dolore è causata dall'attivazione delle cellule di Schwann, sulle quali si trova il recettore di una particolare proteina, la C5a, coinvolta nella risposta contro le infezioni batteriche: questa proteina, infatti, richiama i macrofagi coinvolti nel processo infiammatorio.
Percorsi terapeutici che intervengono su questo recettore potrebbero quindi contribuire a combattere il dolore nelle pazienti affette da endometriosi.

"I risultati di questo studio rappresentano un importantissimo passo avanti nella comprensione del dolore cronico causato dall'endometriosi, e aprono la strada a nuove terapie mirate e, forse, anche alla cura e alla gestione di patologie dolorose" commentano i ricercatori.
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