La Nazione questa mattina fa il punto sul sistema delle RSA (acronimo di residenza assistenziale sanitaria) nel territorio di Firenze.
Secondo i dati riportati dal quotidiano, nel territorio ci sono più di centomila persone anziane, segnale di un rapido invecchiamento della popolazione (un trend che si registra ovunque in Italia, salvo rarissime eccezioni) con 4821 posti in provincia: secondo le stime il fabbisogno di posti letto ogni 100 over 65 è di circa 7, il che significa che per coprire l’intera richiesta servirebbero oltre settemila posti nelle residenze.
Attualmente, scrive La Nazione, 1752 posti sono disponibili in residenze pubbliche mentre il resto in strutture private.
Questo si traduce in tempi di attesa piuttosto consistenti, di circa 4-5 mesi per quel che riguarda la città di Firenze, con liste d’attesa che quindi si allungano: riporta il quotidiano che a settembre 2024 in coda per un posto c’erano 140 persone.
Le residenze sono gestite sia dagli enti locali sia dai privati, e come spiega La Nazione, la retta è piuttosto elevata sia nell’uno che nell’altro caso, divisa tra “quota sociale” per il servizio erogato e “quota sanitaria” per medicinali e dispositivi medici offerti: nel settore privato la retta oscilla fra i 2500 e i 3500 euro mensili, mentre nelle strutture pubbliche una parte è coperta quotidianamente dalla Regione (55 euro) mentre il resto è a carico dell’ospite (53 euro per la quota sanitaria) con la partecipazione anche del Comune in base all’Isee.
Il problema centrale è la penuria di posti, che si traduce in tempi di attesa molto lunghi e quindi la decisione di mandare gli anziani in case di riposo più distanti, come in Umbria o in Emilia-Romagna, con l’innegabile problema di dover accettare di visitare meno volte i parenti ospitati in RSA, come spiega al quotidiano il segretario generale Uil Marco Conficconi.
Le RSA, spiega La Nazione, sono poi periodicamente sottoposte a controlli da parte delle autorità sanitarie, del Comune e della Regione, che svolge un controllo a due livelli, un primo riguardante l’elemento amministrativo e gestionale e un secondo che invece effettuato da un organismo di vigilanza che, senza preavviso, verifica la qualità del servizio, le condizioni degli ospiti e dei dipendenti delle strutture.
Secondo i dati riportati dal quotidiano, nel territorio ci sono più di centomila persone anziane, segnale di un rapido invecchiamento della popolazione (un trend che si registra ovunque in Italia, salvo rarissime eccezioni) con 4821 posti in provincia: secondo le stime il fabbisogno di posti letto ogni 100 over 65 è di circa 7, il che significa che per coprire l’intera richiesta servirebbero oltre settemila posti nelle residenze.
Attualmente, scrive La Nazione, 1752 posti sono disponibili in residenze pubbliche mentre il resto in strutture private.
Questo si traduce in tempi di attesa piuttosto consistenti, di circa 4-5 mesi per quel che riguarda la città di Firenze, con liste d’attesa che quindi si allungano: riporta il quotidiano che a settembre 2024 in coda per un posto c’erano 140 persone.
Le residenze sono gestite sia dagli enti locali sia dai privati, e come spiega La Nazione, la retta è piuttosto elevata sia nell’uno che nell’altro caso, divisa tra “quota sociale” per il servizio erogato e “quota sanitaria” per medicinali e dispositivi medici offerti: nel settore privato la retta oscilla fra i 2500 e i 3500 euro mensili, mentre nelle strutture pubbliche una parte è coperta quotidianamente dalla Regione (55 euro) mentre il resto è a carico dell’ospite (53 euro per la quota sanitaria) con la partecipazione anche del Comune in base all’Isee.
Il problema centrale è la penuria di posti, che si traduce in tempi di attesa molto lunghi e quindi la decisione di mandare gli anziani in case di riposo più distanti, come in Umbria o in Emilia-Romagna, con l’innegabile problema di dover accettare di visitare meno volte i parenti ospitati in RSA, come spiega al quotidiano il segretario generale Uil Marco Conficconi.
Le RSA, spiega La Nazione, sono poi periodicamente sottoposte a controlli da parte delle autorità sanitarie, del Comune e della Regione, che svolge un controllo a due livelli, un primo riguardante l’elemento amministrativo e gestionale e un secondo che invece effettuato da un organismo di vigilanza che, senza preavviso, verifica la qualità del servizio, le condizioni degli ospiti e dei dipendenti delle strutture.
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