Le famiglie sottolineano che, nonostante i detenuti debbano scontare le loro pene, sono comunque esseri umani

Dopo la notizia del suicidio di un giovane detenuto di 20 anni a Sollicciano, familiari e amici si sono radunati fuori dal carcere fino a notte fonda, preoccupati per la situazione e per la protesta in corso. Al di là della cancellata, tra la strada e il marciapiede, esprimono la loro angoscia per le condizioni disumane in cui vivono i detenuti.

Le famiglie sottolineano che, nonostante i detenuti debbano scontare le loro pene, sono comunque esseri umani. Dalla strada si sentivano le urla dei detenuti e dei loro cari, che cercavano di comunicare e farsi vedere.

Una donna commenta che il giovane morto aveva tutto il futuro davanti e avrebbe dovuto ricevere aiuto per la riabilitazione, ma in quelle condizioni era impossibile. Un'altra donna, visibilmente spaventata, cerca di riconoscere il viso del compagno tra i tanti affacciati alle grate. Viene denunciato anche il cibo scaduto dato ai detenuti, paragonando la loro condizione a quella di cani. Tutti i presenti sono lì per cercare di vedere i propri cari e verificare le loro condizioni.
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