Il direttore della Scuola di Specializzazione di Dermatologia e Venereologia alla 9° edizione del Forum Sistema Salute in corso alla Leopolda di Firenze: “La vitiligine ha un impatto rilevante sulla qualità della vita dei pazienti, ma nuovi farmaci stanno dando ottimi risultati di cura”

“La vitiligine ha una prevalenza dell’1-2% a livello mondiale, con oltre il 50% dei casi con esordio prima dei 20 anni. In Italia, le percentuali sono simili a quelle riscontrate in altri paesi. Si pensa che la malattia sia sotto diagnosticata: parte dei pazienti non si rivolge al medico perché ritiene che non siano disponibili soluzioni efficaci per il problema.”

A dirlo è Emiliano Antiga, professore associato e direttore della Scuola di Specializzazione di Dermatologia e Venereologia dell’Università degli Studi di Firenze, intervenendo ai lavori della 9° edizione del Forum Sistema Salute, manifestazione medico scientifica di rilievo nazionale organizzata da Koncept, in corso alla Leopolda di Firenze.

“Nonostante in passato la vitiligine sia stata a lungo considerata un mero disordine cosmetico, i pazienti in realtà presentano un aumentato rischio di sviluppare altre malattie autoimmuni, tra cui la tiroidite di Hashimoto, la gastrite atrofica, la malattia celiaca, le connettiviti autoimmuni come il lupus, il diabete mellito di tipo 1 – spiega il professor Emiliano Antiga -.  Questi fattori, insieme al fatto che la vitiligine interessa spesso distretti corporei sensibili ed esposti come il volto, le mani, i piedi e l’area genitale, determinano un impatto rilevante sulla qualità della vita dei pazienti.”

“Fino a poco tempo fa, le terapie utilizzate per il trattamento della vitiligine erano rappresentate dai corticosteroidi topici, gli inibitori topici della calcineurina (che mostrano scarsa efficacia nelle sedi all’infuori del volto) e la fototerapia, oltre ad immunosoppressori di tipo sistemico da utilizzare in pazienti con quadri rapidamente progressivi – sottolinea il prof. Antiga -. Tuttavia, recenti ricerche hanno evidenziato come, tra i meccanismi intracellulari di trasduzione del segnale, svolga un ruolo rilevante il sistema Jak/Stat. Questo ha determinato lo sviluppo e l’utilizzo nei pazienti con vitiligine di farmaci, definiti Jak inibitori, in grado di bloccare tale sistema con ottimi risultati.” 

“Un Jak inibitore formulato in crema, il Ruxolitinib, ha ricevuto l’approvazione per il trattamento della vitiligine anche in Italia – ricorda Antiga -. Il suo utilizzo rappresentaun’importante svolta terapeutica, consentendo il trattamento delle lesioni attraverso un meccanismo selettivo, sicuro ed efficace, con un impatto positivo sul decorso clinico della malattia e sul benessere dei pazienti. Sono inoltre in studio nuovi farmaci ad uso sistemico con potenziale efficacia nel trattamento della vitiligine, tra cui alcuni Jak inibitori sistemici e farmaci che bloccano l’interleuchina 15, molecola importante per mantenere il processo autoimmunitario alla base della malattia.”

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