Albertina pensa sempre alla sua Puglia. Al suo pane di Altamura che profumava la masseria dei suoi genitori contadini quando la domenica la madre lo faceva uscire dal forno.
"Ti piace il nostro pane?" le dico sapendo già quale sarà la risposta. "Manco un po' diretto'. Ma un po' di sale ce lo volete mettere?". E che vuoi raccontarle di uno sciopero di secoli fa per l'aumento del prezzo del sale, che ce lo fa impastare sciocco da centinaia di anni e che ci ha resi anche in quello unici al mondo?
Ad Albertina non racconto quella storia, lei pensa alla Puglia che è ancora più lontana nella sua memoria labile. Si ricorda gli spaghetti all'assassina e il riso patate e cozze e magari scorda il pollo con le verdure che oggi ha mangiato a pranzo.
Ha quella malattia. Quella che ne parliamo sempre troppo poco perché ci fa paura. Che colpisce un milione di italiani ma che non merita nemmeno una trasmissione in seconda serata in TV. Pochi approfondimenti nei giornali perché c'è troppa ignoranza e soprattutto colpisce i più deboli. Ed i più deboli non meritano le prime pagine.
Poi all'improvviso una famiglia capisce che il nonno oppure la nonna, l'Albertina che parlava della sua Puglia ai nipoti, non sono più gli stessi. Che a portare la bambina a fare sport il nonno non riesce più, oppure la nonna non ce la fa più a preparare un piatto di pastasciutta per il nipote che torna da scuola.
E comincia il dramma e nessuna Istituzione è pronta ad aiutarti.
E le famiglie sono sole.
Albertina no oggi. Lei cammina in questo giardino della memoria con Ada e si raccontano la vita. Spesso senza filo logico, ma vita.
Non sarà la masserie della sua infanzia ma è un luogo sicuro e ogni tanto la vedo sorridere.
Ed oggi già mi basta.
"Ti piace il nostro pane?" le dico sapendo già quale sarà la risposta. "Manco un po' diretto'. Ma un po' di sale ce lo volete mettere?". E che vuoi raccontarle di uno sciopero di secoli fa per l'aumento del prezzo del sale, che ce lo fa impastare sciocco da centinaia di anni e che ci ha resi anche in quello unici al mondo?
Ad Albertina non racconto quella storia, lei pensa alla Puglia che è ancora più lontana nella sua memoria labile. Si ricorda gli spaghetti all'assassina e il riso patate e cozze e magari scorda il pollo con le verdure che oggi ha mangiato a pranzo.
Ha quella malattia. Quella che ne parliamo sempre troppo poco perché ci fa paura. Che colpisce un milione di italiani ma che non merita nemmeno una trasmissione in seconda serata in TV. Pochi approfondimenti nei giornali perché c'è troppa ignoranza e soprattutto colpisce i più deboli. Ed i più deboli non meritano le prime pagine.
Poi all'improvviso una famiglia capisce che il nonno oppure la nonna, l'Albertina che parlava della sua Puglia ai nipoti, non sono più gli stessi. Che a portare la bambina a fare sport il nonno non riesce più, oppure la nonna non ce la fa più a preparare un piatto di pastasciutta per il nipote che torna da scuola.
E comincia il dramma e nessuna Istituzione è pronta ad aiutarti.
E le famiglie sono sole.
Albertina no oggi. Lei cammina in questo giardino della memoria con Ada e si raccontano la vita. Spesso senza filo logico, ma vita.
Non sarà la masserie della sua infanzia ma è un luogo sicuro e ogni tanto la vedo sorridere.
Ed oggi già mi basta.
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