La riflessione del presidente della comunità ebraica fiorentina Enrico Fink

Due anni fa, il 7 ottobre del 2023, Hamas attaccò a sorpresa Israele: i miliziani commisero omicidi, stupri e distruzioni, portando via centinaia di ostaggi e innescando la risposta militare israeliana che dette il via alla terrificante guerra che tutt’ora sta insanguinando la Palestina.

Il Corriere Fiorentino questa mattina contiene una lunga intervista al presidente della comunità ebraica di Firenze Enrico Fink, che rievocando nella mente i momenti terrificanti di quel 7 ottobre non trattiene un moto di orrore: fu un punto di rottura di un percorso che, per quanto difficile e incerto, stava avanzando verso la normalizzazione dei rapporti fra Israele e Arabia Saudita, un passaggio che sarebbe stato fondamentale per la stabilizzazione dell’area.

Di quel sette ottobre, spiega Fink al quotidiano, alla mente ritorna soprattutto l’angoscia della comunità fiorentina, e la consapevolezza che dalla violenza scatenata da Hamas non sarebbe che discesa altra violenza, com’è stato.

E al Corriere Fiorentino Fink sottolinea anche l’importanza di parlare di entrambe le parti, israeliana e palestinese, quando si parla di pace, perché non potrà esserci pace in medio Oriente se non coinvolgendo entrambi i popoli: e il più potente simbolo di pace, citato dallo stesso Fink durante l’intervista, sono le due bandiere israeliana e palestinese, intrecciate l’una con l’altra.


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