"Oramai non ci meravigliamo più di questi eventi drammatici, considerato le condizioni dei due istituti di Prato e Firenze". Questo il commento di Francesco Oliviero, segretario del sindacato Sappe in Toscana.
Nel carcere della Dogaia a Prato, aggiunge, "il detenuto conosciuto come soggetto instabile, si era reso varie volte protagonista di disordini all'interno dell'Istituto. Sembrerebbe che lo stesso abbia assunto farmaci e abbia inalato del gas da uno dei fornellini che sono in uso per cucinare": "Lo diciamo da troppo tempo che negli istituti penitenziari toscani, soprattutto alla Dogaia, ci sono troppi soggetti con problemi psichiatrici. Gli stessi richiedono una gestione 'diversa', servono mezzi e personale qualificato, ma l'amministrazione penitenziaria sembra che non voglia affrontare il problema. La Dogaia sta vivendo già da diversi anni il problema della mancanza di un direttore in pianta stabile, rendendo ancora più difficile la gestione dell'istituto, già stremato dal sovraffollamento dei detenuti e dalla mancanza di personale".
"Ci auspichiamo che il 2025 non sarà l'ennesimo anno grigio per la Dogaia, solo nel 2024 sono stati 4 i detenuti che si sono tolti la vita, più di 20 invece le aggressioni gravi subite dal personale di polizia".
Riguardo a Sollicciano, dove a togliersi la vita è stato un detenuto "appena trasferito dall'istituto di Siena", è "ormai è da tempo fuori controllo, e ha una struttura che secondo le norme vigenti non può definirsi un istituto penitenziario con finalità custodiali e rieducative. Sono indispensabili da parte del Dap prese di posizioni chiare sul destino di questo Istituto. Gli agenti sono stremati e non riescono più a sostenere la pressione lavorativa che quotidianamente sono sottoposti".
"Questi ulteriori suicidi avvenuti nelle carceri di Prato e di Sollicciano, a Firenze, deve far riflettere sulla condizione in cui vivono i detenuti e su quella in cui è costretto ad operare il personale di polizia penitenziaria".
Nel carcere della Dogaia a Prato, aggiunge, "il detenuto conosciuto come soggetto instabile, si era reso varie volte protagonista di disordini all'interno dell'Istituto. Sembrerebbe che lo stesso abbia assunto farmaci e abbia inalato del gas da uno dei fornellini che sono in uso per cucinare": "Lo diciamo da troppo tempo che negli istituti penitenziari toscani, soprattutto alla Dogaia, ci sono troppi soggetti con problemi psichiatrici. Gli stessi richiedono una gestione 'diversa', servono mezzi e personale qualificato, ma l'amministrazione penitenziaria sembra che non voglia affrontare il problema. La Dogaia sta vivendo già da diversi anni il problema della mancanza di un direttore in pianta stabile, rendendo ancora più difficile la gestione dell'istituto, già stremato dal sovraffollamento dei detenuti e dalla mancanza di personale".
"Ci auspichiamo che il 2025 non sarà l'ennesimo anno grigio per la Dogaia, solo nel 2024 sono stati 4 i detenuti che si sono tolti la vita, più di 20 invece le aggressioni gravi subite dal personale di polizia".
Riguardo a Sollicciano, dove a togliersi la vita è stato un detenuto "appena trasferito dall'istituto di Siena", è "ormai è da tempo fuori controllo, e ha una struttura che secondo le norme vigenti non può definirsi un istituto penitenziario con finalità custodiali e rieducative. Sono indispensabili da parte del Dap prese di posizioni chiare sul destino di questo Istituto. Gli agenti sono stremati e non riescono più a sostenere la pressione lavorativa che quotidianamente sono sottoposti".
"Questi ulteriori suicidi avvenuti nelle carceri di Prato e di Sollicciano, a Firenze, deve far riflettere sulla condizione in cui vivono i detenuti e su quella in cui è costretto ad operare il personale di polizia penitenziaria".
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