Dopo la prima nazionale in città lo scorso 21 febbraio

Dopo la prima nazionale a Firenze, lo scorso 21 febbraio, da oggi il documentario "San Giovanni. La Porta per il Paradiso" è disponibile sulla piattaforma Amazon Prime Video.
    
"San Giovanni. La Porta per il Paradiso", prodotto dall'Opera di Santa Maria del Fiore in collaborazione con Kove, ha una durata di 52 minuti ed è pensato come un viaggio che parte dai lavori di restauro del Battistero, per raccontare l'origine di questo luogo e scoprire il suo valore spirituale, artistico e civile. Restauratori, storici dell'arte, storici dell'architettura, archivisti, spiega una nota, accompagnano lo spettatore in questo racconto, che prova a restituire la bellezza di San Giovanni, patrimonio di
Firenze e dell'umanità. OLtre a raccontarne il restauro, il documentario prosegue alla scoperta del mistero dell'origine del Battistero di San Giovanni, il monumento più antico della città, ed arricchito nelle decorazioni dal Medioevo al Rinascimento. Tanta magnificenza fu possibile grazie allo sforzo congiunto della Chiesa e dell'Arte di Calimala, la più potente fra le corporazioni professionali che formavano il tessuto politico e sociale della Repubblica fiorentina.

Agli inizi del XII secolo il rivestimento delle pareti dell'ottagono era già compiuto e l'architettura interna era scandita dalle colonne di granito addossate alle pareti, coronate da capitelli in parte provenienti da edifici del tempo di Roma antica. Nello stesso periodo veniva realizzato il pavimento di marmi intarsiati, concepito come assieme di sontuosi tappeti dai decori variati, al cui centro sorgeva il perduto fonte battesimale, una grande vasca ottagonale marmorea citata dallo stesso Dante.

Nel secolo successivo, tra il 1240 e il primo decennio del Trecento, gli otto spicchi della grande cupola furono rivestiti interamente da tessere musive in vetro, composte a rappresentare il Giudizio Finale e con cicli di storie della Genesi, di Giuseppe Ebreo, del Battista e di Cristo. Oltre mille mq di mosaico, abbagliante per l'oro dei fondi e per la vivida policromia dei soggetti raffigurati, ai quali lavorarono tre generazioni di artisti e lo stesso Cimabue, maestro di Giotto.
Condividi
La funzionalità è stata disattivata perché si avvale di cookies (Maggiori informazioni)

Attiva i cookies