Il sindaco di Empoli, Alessio Mantellassi: “La guerra e la violenza entrano fino dentro casa e ne cambiano gli affetti e la quotidianità”

"Santo Stefano fu il primo martire, e il 26 dicembre 1943 fu un primo pezzo di un martirio di una città che subì altri momenti di quelle dimensioni. Da lì si vide distruggere simboli importanti come il campanile e il teatro civico Tommaso Salvini e altri pezzi della città". E' quanto ha detto oggi il sindaco di Empoli, Alessio Mantellassi in occasione delle commemorazioni per il bombardamento alleato del 26 dicembre 1943 che provocò 123 vittime.

Il primo cittadino ha parlato di fronte al monumento dei caduti in viale IV Novembre, a due passi dalla stazione, dove è stata deposta una corona, ai piedi dell'opera del maestro e partigiano Gino Terreni. Prima la messa nella Collegiata di Sant'Andrea officiata da don Guido Engels, poi il corteo che si è concluso con l'intervento di Mantellassi.

"Appuntamenti come questi - ha detto - hanno due significati: è una ferita che riguarda quelle famiglie e quell'intimità, le vite che vengono stravolte. La guerra e la violenza entrano fino dentro casa e ne cambiano gli affetti e la quotidianità. Il 26 dicembre piombò nel quartiere e nella città nel giorno di Santo Stefano, all'ora di pranzo quando la famiglia si riunisce. L'altro significato dice che accanto ai ricordi di famiglia ci sono quelli della città, colpita nella sua integrità e nella sua interezza Quella città che resisteva e si impegnò nella resistenza nei 20 anni precedenti contro il fascismo senza cedere mai, quella città desiderava la pace e la fine di quella oppressione. Vide arrivare invece le conseguenze della guerra".
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