La Chiesa toscana aveva fin da subito guardato storto la legge toscana sul fine, approvata qualche settimana fa e pubblicata lunedì in Gazzetta Ufficiale.
La contrarietà della Cet (Conferenza Episcopale Italiana) al fine vita è stata ribadita ieri nel convegno “Suicidio assistito: aspetti medici, etici e giuridici” organizzato dai religiosi per affrontare il tema da angolature diverse. Ma, in generale, per ribadire la propria contrarietà, senza però assumere toni da muro contro muro.
Come scrive questa mattina il Corriere Fiorentino, a prendere parola sono stati l’arcivescovo di Firenze, monsignor Gherardo Gambelli, il vescovo di Arezzo monsignor Andrea Migliavacca, e l’arcivescovo di Siena monsignor Paolo Lojudice, che hanno ribadito più volte di non voler andare allo scontro ma di cercare il dialogo con le varie e diverse sensibilità che sul tema si esprimono.
Senza però mettere da parte la radice cristiana della riflessione, partendo cioè dal Vangelo come base per sviluppare la propria argomentazione sul fine vita: ecco perché, anche ieri, è stato ribadito che piuttosto di una legge sul fine vita, sarebbe opportuno potenziare le cure palliative e cercare di assicurare la sopravvivenza il più a lungo possibile, cercando di non lasciare il malato in solitudine, escludendo il diritto alla morte.
“Questo incontro vuole essere un segno concreto di attenzione su quanto avviene nella nostra società. Per questo vogliamo proporre una riflessione e una discussione che sia il più possibile serena e pacata, perché noi vogliamo il dialogo. Dialogare significa confrontarsi, ascoltare e considerare con onestà intellettuale le ragione dell’altra persona” ha detto Gambelli durante il convegno.
Posizione ribadita anche da monsignor Migliavacca: “Non vogliamo contrapposizioni ma una riflessione, nel rispetto di tutti, sulla vita e sulla sua dignità nella nostra Regione”.
La contrarietà della Cet (Conferenza Episcopale Italiana) al fine vita è stata ribadita ieri nel convegno “Suicidio assistito: aspetti medici, etici e giuridici” organizzato dai religiosi per affrontare il tema da angolature diverse. Ma, in generale, per ribadire la propria contrarietà, senza però assumere toni da muro contro muro.
Come scrive questa mattina il Corriere Fiorentino, a prendere parola sono stati l’arcivescovo di Firenze, monsignor Gherardo Gambelli, il vescovo di Arezzo monsignor Andrea Migliavacca, e l’arcivescovo di Siena monsignor Paolo Lojudice, che hanno ribadito più volte di non voler andare allo scontro ma di cercare il dialogo con le varie e diverse sensibilità che sul tema si esprimono.
Senza però mettere da parte la radice cristiana della riflessione, partendo cioè dal Vangelo come base per sviluppare la propria argomentazione sul fine vita: ecco perché, anche ieri, è stato ribadito che piuttosto di una legge sul fine vita, sarebbe opportuno potenziare le cure palliative e cercare di assicurare la sopravvivenza il più a lungo possibile, cercando di non lasciare il malato in solitudine, escludendo il diritto alla morte.
“Questo incontro vuole essere un segno concreto di attenzione su quanto avviene nella nostra società. Per questo vogliamo proporre una riflessione e una discussione che sia il più possibile serena e pacata, perché noi vogliamo il dialogo. Dialogare significa confrontarsi, ascoltare e considerare con onestà intellettuale le ragione dell’altra persona” ha detto Gambelli durante il convegno.
Posizione ribadita anche da monsignor Migliavacca: “Non vogliamo contrapposizioni ma una riflessione, nel rispetto di tutti, sulla vita e sulla sua dignità nella nostra Regione”.
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