Il presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita invita a un dibattito serio e a un'attenzione maggiore alle cure palliative

«Non è saggio lasciare alle singole Regioni la decisione su un tema così delicato». Mons. Vincenzo Paglia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, interviene con fermezza sulla nuova legge regionale della Toscana sul suicidio assistito, auspicando un confronto serio che superi pregiudizi ideologici e affronti la questione del fine vita a 360 gradi.

Nel suo intervento per il Primo Piano di Famiglia Cristiana, mons. Paglia prende spunto dalla recente decisione di Daniele Pieroni, malato di Parkinson, di porre fine alla propria vita, per richiamare l’attenzione sull’importanza delle cure palliative. Secondo Paglia, queste ultime sono ancora poco conosciute e applicate, nonostante esista una buona legge in materia in Italia. I dati del Ministero della Salute indicano che solo il 33% degli obiettivi di assistenza palliativa è stato raggiunto, lontano dal target del 90% previsto entro il 2028.

Le cure palliative, spiega mons. Paglia, vanno ben oltre il solo momento del fine vita: «Non devono essere ridotte a un’assistenza finale, sarebbe una gravissima distorsione. Rispondono al desiderio profondo di tutti: non soffrire e non essere lasciati soli».

La Pontificia Accademia per la Vita ha elaborato un “libro bianco” per promuovere una vera cultura palliativa, combattendo «l’abbandono terapeutico e l’accanimento terapeutico». «Quando non si può guarire, non è vero che non c’è più nulla da fare – conclude mons. Paglia –. Finito il tempo del fare, c’è quello dell’esserci».

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