L’arresto di Mor N’Diaye, accusato dell’omicidio di Federico Perissi a Barberino del Mugello ha acceso i riflettori su un tema da tempo sollevato dalla Camera Penale di Firenze, la carenza di braccialetti elettronici.
Come riporta questa mattina La Nazione, il tema della carenza di braccialetti elettronici si interseca ad un’altra questione particolarmente dibattuta, ovvero il sovraffollamento nelle carceri, del quale Sollicciano è un triste esempio.
L’utilizzo dei braccialetti elettronici infatti consente di tenere sotto controllo chi sta scontando i domiciliari o è in attesa di processo senza bisogno della detenzione in carcere.
Tuttavia, come spiega al quotidiano Duccio Baglini, presidente della Camera Penale di Firenze, di questi dispositivi c’è carenza, con il rischio che la persona venga detenuta in carcere oppure rimanga ai domiciliari senza che sia possibile il controllo da remoto (scattano allora le visite domiciliari).
Come spiega lo stesso Baglini al quotidiano, la decisione di applicare o meno il braccialetto elettronico è a discrezione del giudice, cioè ai domiciliari la persona può finire con o senza braccialetto elettronico: il cortocircuito del sistema arriva nel momento in cui la misura della detenzione domiciliare è disposta con il braccialetto elettronico ma, a causa della mancanza numerica, questo non arriva o solo con grande ritardo: è il caso di N’Diaye, per il quale, riporta La Nazione, il giudice aveva disposto i domiciliari con l’applicazione di braccialetto elettronico dopo l’arresto avvenuto il 4 aprile per sequestro di persona, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
Un problema che rischia di vanificare le esigenze di controllo da parte delle autorità e di spuntare uno degli strumenti più efficaci per alleviare, almeno in parte, il problema del sovraffollamento delle carceri.
Come riporta questa mattina La Nazione, il tema della carenza di braccialetti elettronici si interseca ad un’altra questione particolarmente dibattuta, ovvero il sovraffollamento nelle carceri, del quale Sollicciano è un triste esempio.
L’utilizzo dei braccialetti elettronici infatti consente di tenere sotto controllo chi sta scontando i domiciliari o è in attesa di processo senza bisogno della detenzione in carcere.
Tuttavia, come spiega al quotidiano Duccio Baglini, presidente della Camera Penale di Firenze, di questi dispositivi c’è carenza, con il rischio che la persona venga detenuta in carcere oppure rimanga ai domiciliari senza che sia possibile il controllo da remoto (scattano allora le visite domiciliari).
Come spiega lo stesso Baglini al quotidiano, la decisione di applicare o meno il braccialetto elettronico è a discrezione del giudice, cioè ai domiciliari la persona può finire con o senza braccialetto elettronico: il cortocircuito del sistema arriva nel momento in cui la misura della detenzione domiciliare è disposta con il braccialetto elettronico ma, a causa della mancanza numerica, questo non arriva o solo con grande ritardo: è il caso di N’Diaye, per il quale, riporta La Nazione, il giudice aveva disposto i domiciliari con l’applicazione di braccialetto elettronico dopo l’arresto avvenuto il 4 aprile per sequestro di persona, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
Un problema che rischia di vanificare le esigenze di controllo da parte delle autorità e di spuntare uno degli strumenti più efficaci per alleviare, almeno in parte, il problema del sovraffollamento delle carceri.
Condividi
La funzionalità è stata disattivata perché si avvale di cookies (Maggiori informazioni)
Attiva i cookies
Attiva i cookies