Fu il primo a portare i piatti multietnici in città

Se c’è una cosa che più di altre accomuna cuochi e giornalisti è la curiosità. Una delle doti che ha sempre caratterizzato Jean-Michel Carasso, lo chef scomparso ieri a Firenze, maestro di cucine dal mondo.
Bastava incrociare pochi secondi i suoi occhi per rendersene conto. Uno sguardo dolce ma profondo, di chi ha visto, viaggiato, ascoltato tanto, come riporta Il Corriere Fiorentino, senza perdere il gusto della curiosità e dell’altro.
Era nato nel Congo Belga nel 1945 da madre parigina di origini ucraine e padre turco di Salonicco. Era un ebreo sefardita, aveva vissuto a Cipro ed era cresciuto a Parigi. Nel 1979 si era trasferito a Firenze abbandonando l’insegnamento per dedicarsi alla cucina.

Multietnica, si dice oggi per descrivere le cucine esotiche rispetto a quella Mediterranea o italiana, uno stile che con lui riusciva a superare confini geografici, politici e religiosi. I fiorentini però lo ricorderanno per essere stato il primo a portare la cucina multietnica nel capoluogo toscano negli anni 80 in cui si viaggiava con gli spaghetti in valigia. Prima fu il Caffè Voltaire, poi seguirono il Gauguin e il Caffè Zima. Da ultimo lo si poteva apprezzare al Balagan caffè il giovedì sera alla Sinagoga, durante serate di un misto gastronomico e culturale.
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