"L'alluvione che travolse la nostra città di Firenze nel 1966, e per le cui vittime celebriamo oggi questa eucarestia, appartiene a quella categoria di eventi davanti ai quali improvvisamente sperimentiamo come la realtà ci superi da ogni parte. Anche le più recenti alluvioni, che nell'ultimo anno hanno colpito duramente molte zone del nostro paese e quella terribile di Valencia dei giorni scorsi, ci ricordano che, se da un lato è una responsabilità fondamentale incrementare la nostra capacità di prevenzione e previsione, allo stesso tempo tali calamità rimangono qualcosa di cui non possiamo ultimamente disporre: la realtà si rivela sempre più grande delle nostre forze o idee".
E' quanto contenuto nell'omelia dell'arcivescovo di Firenze Gherardo Gambelli, in occasione della messa alla basilica di Santa Croce per ricordare le vittime dell'alluvione 1966 che devastò la città.
"Da qui il senso profondo dell'invito che Papa Francesco costantemente ci rivolge ad una cura e comprensione adeguate di questa nostra casa comune che è il creato", ha aggiunto. "Vi sono momenti, come fu quello dell'alluvione, in cui, spogliati di molto se non di tutto, torniamo a vivere l'esperienza comune di essere fondamentalmente bisognosi", ha spiegato l'arcivescovo Gambelli.
"Ricordando in questa santa messa - ha concluso - coloro per i quali l'alluvione fu la circostanza drammatica del compiersi dei loro cammini umani, mentre preghiamo anche per le tante vittime dell'alluvione di Valencia e per tutti coloro che in questo momento stanno soffrendo per questa calamità, chiediamo anche la grazia di non dover sempre attendere qualche irreparabile evento per ricordarci che siamo tutti egualmente bisognosi, che non sono le cose o i ruoli a consolare di speranza la vita, quanto piuttosto il poter crescere in quell'amare che è l'amare di Gesù stesso. Sarebbe bello, per chiudere con una immagine, se quel moto di solidarietà che investì la nostra città nell'imminenza dell'alluvione, se quel concorso di popolo da tante parti di Italia per portare assistenza e aiuto, se quello spirito di condivisione e carità fraterna e che animò il popolo fiorentino 58 anni fa, così cosciente del suo bisogno materiale e morale, sarebbe bello se tutto questo potesse essere da noi fiorentini non solo ricordato ma perseguito e coltivato, 'come un medesimo sentire e con la stessa carità".
E' quanto contenuto nell'omelia dell'arcivescovo di Firenze Gherardo Gambelli, in occasione della messa alla basilica di Santa Croce per ricordare le vittime dell'alluvione 1966 che devastò la città.
"Da qui il senso profondo dell'invito che Papa Francesco costantemente ci rivolge ad una cura e comprensione adeguate di questa nostra casa comune che è il creato", ha aggiunto. "Vi sono momenti, come fu quello dell'alluvione, in cui, spogliati di molto se non di tutto, torniamo a vivere l'esperienza comune di essere fondamentalmente bisognosi", ha spiegato l'arcivescovo Gambelli.
"Ricordando in questa santa messa - ha concluso - coloro per i quali l'alluvione fu la circostanza drammatica del compiersi dei loro cammini umani, mentre preghiamo anche per le tante vittime dell'alluvione di Valencia e per tutti coloro che in questo momento stanno soffrendo per questa calamità, chiediamo anche la grazia di non dover sempre attendere qualche irreparabile evento per ricordarci che siamo tutti egualmente bisognosi, che non sono le cose o i ruoli a consolare di speranza la vita, quanto piuttosto il poter crescere in quell'amare che è l'amare di Gesù stesso. Sarebbe bello, per chiudere con una immagine, se quel moto di solidarietà che investì la nostra città nell'imminenza dell'alluvione, se quel concorso di popolo da tante parti di Italia per portare assistenza e aiuto, se quello spirito di condivisione e carità fraterna e che animò il popolo fiorentino 58 anni fa, così cosciente del suo bisogno materiale e morale, sarebbe bello se tutto questo potesse essere da noi fiorentini non solo ricordato ma perseguito e coltivato, 'come un medesimo sentire e con la stessa carità".
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