L’avanzata dei social come luogo di aggregazione ha avuto un profondo effetto sul comportamento dei ragazzi, esponendoli alla violenza e al disagio

La violenza fra i giovani e giovanissimi è diventata un tema di grande rilevanza sia per l’opinione pubblica che per le istituzioni. Ma anche per enti e realtà associative che si occupano di stare al fianco dei più giovani per aiutarli a gestire ed affrontare le proprie fragilità, cercando nel contempo di disinnescare quella rabbia e aggressività che purtroppo molte volte si è guadagnata uno spazio di primo piano.

La Nazione questa mattina affronta i motivi di questo disagio assieme a Stefano Bertoletti, responsabile di prevenzione e riduzione del danno delle cooperative CAT, attive con scuole, piazze e strade del territorio fiorentino

La grande differenza fra gli scorsi decenni e i tempi che stiamo vivendo, è innegabile, è la dimensione digitale, spiega Bertoletti al quotidiano: sono diminuiti i momenti e i luoghi di aggregazione tradizionale, e sempre di più la socialità si è spostata sui social.

La costante esposizione ai contenuti dei social, spiega ancora Bertoletti, si traduce in una maggiore esposizione a situazioni violente o aggressive, che a sua volta si traduce in una maggiore esplosività del comportamento: i giovani, quindi, non sono più violenti, ma sono più abituati alla violenza.

Annualmente, spiega ancora Bertoletti al quotidiano, l’associazione CAT segue tra i tremila e i tremilacinquecento ragazzi nell’area fiorentina di nord-ovest, cercando di sottrarli da tutte quelle situazioni in cui un improvviso scoppio di rabbia potrebbe trasformarsi in una tragedia, estendo insieme anche il Centro java, aperto la notte di venerdì e sabato per offrire ai giovani un luogo in cui trascorrere un po’ di tempo dopo una serata per locali o in discoteca. Un luogo, per dirla in parole povere, per scaricare tutta la tensione.

La questione del disagio giovanile, conclude Bertoletti, non è legata tanto ad un’impennata della violenza, quanto piuttosto ad una sempre maggiore difficoltà dei giovani ad esprimere le emozioni e, soprattutto, il proprio disagio: una difficoltà che si può tradurre anche in aggressività. Ma rispetto a qualche tempo fa, sottolinea Bertoletti, è cambiata anche la stessa percezione dei giovani rispetto a queste tematiche, con una maggiore consapevolezza dell’importanza della corretta gestione delle emozioni.


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