"In Toscana, due studenti su dieci provengono da contesti migratori, e il 58% di questi è nato in Italia. Ma per essere cittadini italiani devono aspettare di avere almeno 18 anni. Bene che nella maggioranza di governo un partito abbia aperto allo Ius Scholae (confido, però, che si limiti a richiedere solo la frequenza della primaria, altrimenti è una finta apertura…), nella speranza che prima o poi si arrivi al riconoscimento della cittadinanza per chi è nato in Italia. Ieri, però, Salvini ha affermato che “lo Ius Scholae non è una priorità per la Lega e per il governo”. E ha aggiunto che: “Siamo il Paese che concede più cittadinanze in Europa”.
Quel dato - oltre a non corrispondere al vero: guardando ai dati percentuali, siamo quinti, dietro Svezia, Lussemburgo, Belgio e Spagna - non dipende affatto dalla generosità delle nostre leggi sulla cittadinanza, ma dall’altissimo numero di richieste. Sono state proprio le politiche restrittive in materia di cittadinanza ad alzare oggi quel numero, perché quelle nuove cittadinanze citate da Salvini altro non sono se non il frutto di tutte quelle persone arrivate decenni fa che ricevono (vergognosamente tardi) quella cittadinanza che in altri Paesi è (quasi) automatica. Siamo infatti al quart’ultimo posto tra i Paesi europei occidentali per facilità di accesso alla cittadinanza (dati OCPI). In tutti i Paesi europei più sviluppati dal punto di vista legislativo hanno lo “Ius soli temperato”, mentre l’Italia è il Paese in Europa che richiede più anni di residenza per acquisire la cittadinanza: dieci anni. Due in più dell’Ungheria di Orban. Per dire. Avanti, allora, con determinazione per questa battaglia sacrosanta, che non può restare sempre indietro perché per ogni governo ci sono altre priorità", così Cecilia Del Re.
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