Sono state completate le operazioni di restauro e messa in sicurezza (calco e realizzazione del gesso) della scultura raffigurante la testa di Mahsa Amini, donna-simbolo delle proteste scatenate dalla popolazione iraniana contro il regime in seguito alla sua uccisione per non aver indossato correttamente l'hijab. A comunicarlo, in una nota, la direzione di Florence Biennale. Mostra internazionale di arte contemporanea e design e il Liceo artistico di Porta Romana a Firenze.
L'operazione si chiamava 'Save Mahsa'. La scultura era stata realizzata dall'artista iraniano Partin Bastan e da sua moglie Marjan Najafi in occasione della XIV edizione di Florence Biennale. I due avevano iniziato a scolpire l'opera appena arrivati nel capoluogo toscano, durante i giorni di allestimento della mostra, continuando il work in progress per quasi tutta la durata della manifestazione. Considerata la pericolosità del loro ritorno in patria in seguito all'esposizione mediatica, subito dopo la fine dell'evento l'artista e sua moglie sono ripartiti per cercare rifugio in un altro Paese europeo e hanno affidato l'opera alla Florence Biennale. Nel giro di qualche settimana la scultura si era però deteriorata, palesando incrinature che stavano per mandare in pezzi l'opera. Grazie all'intervento dei docenti del Liceo artistico di Porta Romana - in particolare Claudia Chianucci, Elena Quirini e Rocco Spina, che si sono subito messi a disposizione per un intervento di restauro e realizzazione del calco in gesso - l'opera è stata salvata.
Gli organizzatori di Florence Biennale hanno lanciato un appello alle istituzioni e ai privati, affinché sia sostenuta la fase finale di questo progetto, auspicando la fusione in bronzo e la collocazione finale dell'opera in un contesto pubblico che garantisca la fruibilità non solo per la cittadinanza fiorentina, ma anche per turisti e visitatori provenienti da tutto il mondo, promuovendo con la massima convinzione la pace, i diritti delle donne e, più in generale, il rispetto dei diritti umani.
L'operazione si chiamava 'Save Mahsa'. La scultura era stata realizzata dall'artista iraniano Partin Bastan e da sua moglie Marjan Najafi in occasione della XIV edizione di Florence Biennale. I due avevano iniziato a scolpire l'opera appena arrivati nel capoluogo toscano, durante i giorni di allestimento della mostra, continuando il work in progress per quasi tutta la durata della manifestazione. Considerata la pericolosità del loro ritorno in patria in seguito all'esposizione mediatica, subito dopo la fine dell'evento l'artista e sua moglie sono ripartiti per cercare rifugio in un altro Paese europeo e hanno affidato l'opera alla Florence Biennale. Nel giro di qualche settimana la scultura si era però deteriorata, palesando incrinature che stavano per mandare in pezzi l'opera. Grazie all'intervento dei docenti del Liceo artistico di Porta Romana - in particolare Claudia Chianucci, Elena Quirini e Rocco Spina, che si sono subito messi a disposizione per un intervento di restauro e realizzazione del calco in gesso - l'opera è stata salvata.
Gli organizzatori di Florence Biennale hanno lanciato un appello alle istituzioni e ai privati, affinché sia sostenuta la fase finale di questo progetto, auspicando la fusione in bronzo e la collocazione finale dell'opera in un contesto pubblico che garantisca la fruibilità non solo per la cittadinanza fiorentina, ma anche per turisti e visitatori provenienti da tutto il mondo, promuovendo con la massima convinzione la pace, i diritti delle donne e, più in generale, il rispetto dei diritti umani.
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