"Il feroce pestaggio di una figlia, da parte di un padre che non accetta uno stile di vita da lui ritenuto troppo occidentale, rappresenta il simbolo di una vile forma di patriarcato, la cui sola idea condanniamo con forza. Le figlie e i figli, per noi, sono sacri e rabbrividiamo immaginando quali violenze, psicologiche e fisiche, abbia dovuto subire questa ragazza, a soli sedici anni, nel tempo. L'episodio, nella sua atrocità, è avvenuto all'aperto e grazie al senso civico delle persone che erano presenti, che hanno subito soccorso la giovane non voltandosi dall'altra parte, sono intervenute le forze dell'ordine che hanno arrestato l'uomo, di origine tunisine. Una tale predisposizione alla violenza, che scaturisce, evidentemente, dall'impermeabilità di alcune culture ai nostri principi e valori, fondati sul rispetto del prossimo, della convivenza e della condivisione, ci fa temere che all'interno delle mura domestiche chissà quante condotte simili, purtroppo, possano continuare ad essere la norma. Necessaria, e unica via possibile, la scelta degli inquirenti di allontanare quell'uomo dal nucleo familiare; è intollerabile che una persona che rispettava le regole civili del nostro paese, alla luce dei fatti, solo in apparenza, rivendichi con la violenza propri principi a danno di una donna, ancora minorenne, che avrebbe avuto come colpa quella di abbracciare il nostro modo di vivere e di concepire la libertà. Sentirsi italiani, per quei figli che fin da piccoli crescono abbracciando valori come il rispetto, non può mai essere un'onta da cancellare". Lo scrivono, in una nota, il senatore fiorentino Paolo Marcheschi e il deputato e capogruppo della commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza di Fratelli d'Italia Fabrizio Rossi.
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