Il piano è stato discusso ieri in Consiglio regionale, scetticismo è stato mostrato dalle opposizioni

Dopo anni di discussioni e ruggini fra la stessa maggioranza, in questi giorni il Consiglio regionale sta discutendo il piano regionale dei rifiuti, per il quale il presidente della Regione Eugenio Giani si dice convinto che “la maggioranza voterà compatta”. Il piano è stato infine votato e approvato ieri in tarda serata.

Ma i malumori, racconta questa mattina La Repubblica Firenze, non sono mancati neanche ieri, all’ultima seduta per la discussione del piano, come non ha mancato di far notare il consigliere regionale Marco Stella (FI), che ha parlato di “maggioranza spaccata”.

L’obiettivo generale del piano illustrato dall’assessore regionale all’ambiente Monia Monni è quello accompagnare la Toscana nella direzione della completa autosufficienza per ciò che riguarda lo smaltimento dei rifiuti entro il 2028: entro tale anno, infatti, dalla Toscana non dovranno più essere esportati verso altre regioni i rifiuti prodotti in loco.

Nel piano, osserva Repubblica non c’è alcuna indicazione sulla localizzazione degli impianti, ma si punta all’autosufficienza delle Ato toscane che “potrà essere superata in presenza di accordi tra autorità di ambito”.
Riporta il quotidiano che negli obiettivi del piano la raccolta differenziata dovrà raggiungere l’82% entro il 2035, mentre entro tale anno la quota di rifiuti che verranno portati in discarica dovrà essere inferiore al 10%.

Per raggiungere questo obiettivo, spiega Repubblica, servono quindi impianti di smaltimento e riciclo. Al momento sono 39 gli impianti in fase progettuale ritenuti realizzabili: l’obiettivo è renderli operativi il prima possibile per accelerare nella direzione dell’economia circolare “senza dover esportare niente” dice l’assessora Monni.

Da centrodestra e M5S sono arrivate le critiche. Oltre a Stella, infatti, si sono mostrati scettici anche il consigliere in quota FDI Alessandro Capecchi, che ha ammonito la maggioranza “questo piano rimanda tutte le scelte fra sei anni”, e Marco Landi (Lega), per il quale “non saremo autosufficienti”.

Anche da Irene Galletti (M5S) sono arrivate critiche: “Abbiamo chiesto ai privati dove vorrebbero fare gli impianti abdicando completamente alla programmazione”.

Allo scetticismo delle opposizioni ha risposto il capogruppo Dem Vincenzo Ceccarelli: “Quello che approveremo alla fine di questo dibattito uno strumento innovativo, risultato di un lavoro approfondito e partecipato, che fissa obiettivi chiari e ambiziosi”.
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