Solo pochi giorni fa un altro detenuto, giovanissimo, si è tolto la vita: il penitenziario vive una situazione di difficoltà comune a tante carceri italiane

La situazione a Sollicciano è gravissima, come si ripete da diversi mesi a questa parte dopo i tragici eventi che hanno accompagnato il carcere fiorentino nel 2024: la rivolta, i suicidi, le denunce di detenuti, attivisti e lavoratori delle condizioni difficilissime in cui si trova il penitenziario fiorentino.

Questa mattina, sulle pagine de La Nazione, l’ex consigliere regionale Enzo Brogi, attivista per i diritti umani, torna a parlare con toni estremamente duri della situazione del carcere, facendo di Sollicciano solo un esempio della situazione difficilissima che l’intero settore penitenziario attraversa in questi ultimi anni: “Sollicciano rappresenta uno degli esempi più desolanti di abiezione architettonica e gestionale” scrive Brogi.

Nel suo editoriale, l’ex consigliere regionale cita anche i problemi con la climatizzazione, con celle caldissime d’estate e gelide d’inverno, con “la fauna indesiderata” di zecche e scarafaggi, dell’assenza intermittente di acqua calda, il problema urgente del sovraffollamento. Non solo, ma a questo, scrive Brogi, si sommano anche i problemi legati all’assenza o alla carenza di figure professionali specifiche, come psicologi e psichiatri, personale sanitario e per la custodia, circostanza che non fa altro che esacerbare le difficoltà di vita di detenuti e personale penitenziario, in un crescendo di astio, rabbia, risentimento e disagio che poi, inevitabilmente, finisce con l’esplodere in episodi tragici.

Una situazione che, spiega Brogi, finisce con il privare della propria dignità il detenuto e di annullare la funzione costituzionale del carcere, ovvero la sua rieducazione e il suo reinserimento nella società.
Per Sollicciano sono stati molti i tentativi di intervento, tutti andati a vuoto o che non hanno risolto alcuno dei problemi che affliggono la struttura, perciò, suggerisce Brogi, la soluzione è una e una soltanto: chiuderlo.

Per la struttura, incalza Brogi, “non c’è più tempo”, chiamando all’intervento sia il Comune di Firenze che il Consiglio Regionale della Toscana, affinché chiedano a gran voce l’intervento del Governo.
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