“Il presente appare ai nostri ragazzi inquietante, il futuro grigio, privo di sicurezze, carico di preoccupazioni”

Il vescovo di Prato Giovanni Nerbini ha invitato la città ad avere "un cuore ascoltante", come quello del patrono Santo Stefano, uomo che si è lasciato toccare da Dio, che "parla e agisce nell'interesse di tutti, a servizio della verità" e lanciato un appello a sostenere i giovani. Lo ha fatto questa mattina in cattedrale presiedendo il solenne pontificale nel giorno della festa patronale della città.

"Per ben due volte in questi ultimi mesi ho raccolto lo sfogo preoccupato e amaro di due distinti giovani - ha affermato nell'omelia - confidenze allarmanti perché segnate entrambe marcatamente dalla paura. Paura di rimanere soli nella vita il primo; paura circa il proprio futuro l'altro. Il presente appare ai nostri ragazzi inquietante, il futuro grigio, privo di sicurezze, carico di preoccupazioni".

Poi, rivolgendosi ai presenti ha detto "Possiamo rimanere insensibili e sorvolare su un disagio crescente che riguarda le nuove generazioni e vede minata la loro integrità spirituale, umana, morale e compromettere il loro sviluppo, la formazione di una personalità armonica e positiva, mortificando in loro il desiderio di impegnarsi, di gettarsi nella mischia, ma alimentando quello contrario alla fuga dalla storia con marcata preferenza verso realtà virtuali, rifugi e sogni artificiali?".

  
Le difficoltà dei giovani e quelle delle degli adulti, che non sanno sostenerli, sono dovute al tempo nel quale viviamo, che monsignor Nerbini ricorda essere minato da guerre e crisi economiche.

"Abbiamo bisogno di lasciarci ispirare, di aprirci ad una sapienza che guarda oltre i singoli interessi, i nazionalismi ed i populismi chiusi e bellicosi, per tornare a costruire pazientemente una cultura del dialogo che avvicini uomini e donne di culture tanto diverse, di diverse etnie e religioni. La cultura del dialogo riconosce che tutti hanno voce in capitolo, uno sguardo attento e originale sul mondo che può indicare strade nuove, percorsi virtuosi come si è visto alla conferenza sul clima nel novembre scorso a Baku dove sono state le voci dei piccoli a scuotere la coscienza dei grandi".
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