AGGIORNAMENTO: Amanda Knox scoppiata in lacrime dopo la lettura della sentenza della Corte d'assise d'appello di Firenze che ha confermato la sua responsabilità per la calunnia a Patrick Lumumba. Secondo quanto risulta all'ANSA, ai suoi difensori, gli avvocati Carlo Dalla Vedova e Luca Luparia Donati che le erano accanto ha detto: "non me lo aspettavo, sono molto delusa".
Knox e il marito hanno quindi lasciato il palazzo di giustizia. "Pensava di poter mettere un punto definitivo alla sua innocenza" hanno ancora i legali. Che hanno annunciato che dovranno leggere le motivazioni prima del ricorso in Cassazione che appare più che probabile.
"Non ho mai voluto calunniare Patrick (Lumumba - ndr). Lui era mio amico, si è preso cura di me e mi consolò per la perdita della mia amica (Meredith Kercher - ndr). Mi dispiace di non avercela fatta a resistere alle pressioni e che lui abbia sofferto": a dirlo è stata Amanda Knox in una dichiarazione spontanea prima che la Corte di Firenze si ritirasse in camera di consiglio per decidere se sia responsabile di calunnia nei confronti dell'allora musicista congolese. "Chiedo umilmente di dichiararmi innocente" ha concluso.
Di sè stessa nelle ore passate in questura ha parlato come di una ventenne "spaventata e ingannata".
"Non potevo essere il testimone che volevano contro Patrick. Non sapevo chi fosse l'assassino (di Meredith Kercher - ndr)": Amanda Knox lo ha ribadito nelle sue dichiarazioni spontanee davanti alla Corte d'assise d'appello di Firenze.
L'americana, parlando in italiano e con un foglio in mano, ha ripercorso le ore passate in questura a Perugia quando venne arrestata per l'omicidio di Meredith Kercher al quale si è sempre proclamata estranea e per il quale è stata definitivamente assolta. "Ero esausta, confusa, costretta a sottomettermi" ha aggiunto. "Mi sono appartata per ricostruire la mia sanità mentale" ha aggiunto riferendosi al memoriale scritto in inglese e consegnato a una ispettrice prima di essere portata in carcere. Ha spiegato di avere detto agli investigatori di non poter ripetere davanti a una Corte quanto detto la notte (interrogatori già dichiarati inutilizzabili).
"Ma loro erano troppo occupati ad arrestare un uomo innocente e a dire davanti alle telecamere che il caso era chiuso" ha sottolineato. "Ho chiesto un foglio di carta - ha proseguito - e ho scritto quel documento. L'obiettivo era ritrattare. Non stavo mentendo ma volevo capire se le immagini confuse che avevo in testa fossero vere", Knox ha definito la notte precedente all'arresto "la peggiore della mia vita. "Pochi giorni prima - ha ricordato - avevamo scoperto in casa la mia amica vittima di un orrendo delitto. Ero sotto choc, esausta, senza casa e lontano dalla . mia famiglia. Non ero mai stata così vulnerabile".
Nella dichiarazione spontanea si è soffermata sulle ore in questura. "Mi hanno dato della bugiarda - ha affermato - e si sono rifiutati di credermi. Mi hanno detto che c'erano prove che mi collegavano al delitto. Ho cercato di ricordare quello che non riuscivo a ricordare".
Knox e il marito hanno quindi lasciato il palazzo di giustizia. "Pensava di poter mettere un punto definitivo alla sua innocenza" hanno ancora i legali. Che hanno annunciato che dovranno leggere le motivazioni prima del ricorso in Cassazione che appare più che probabile.
"Non ho mai voluto calunniare Patrick (Lumumba - ndr). Lui era mio amico, si è preso cura di me e mi consolò per la perdita della mia amica (Meredith Kercher - ndr). Mi dispiace di non avercela fatta a resistere alle pressioni e che lui abbia sofferto": a dirlo è stata Amanda Knox in una dichiarazione spontanea prima che la Corte di Firenze si ritirasse in camera di consiglio per decidere se sia responsabile di calunnia nei confronti dell'allora musicista congolese. "Chiedo umilmente di dichiararmi innocente" ha concluso.
Di sè stessa nelle ore passate in questura ha parlato come di una ventenne "spaventata e ingannata".
"Non potevo essere il testimone che volevano contro Patrick. Non sapevo chi fosse l'assassino (di Meredith Kercher - ndr)": Amanda Knox lo ha ribadito nelle sue dichiarazioni spontanee davanti alla Corte d'assise d'appello di Firenze.
L'americana, parlando in italiano e con un foglio in mano, ha ripercorso le ore passate in questura a Perugia quando venne arrestata per l'omicidio di Meredith Kercher al quale si è sempre proclamata estranea e per il quale è stata definitivamente assolta. "Ero esausta, confusa, costretta a sottomettermi" ha aggiunto. "Mi sono appartata per ricostruire la mia sanità mentale" ha aggiunto riferendosi al memoriale scritto in inglese e consegnato a una ispettrice prima di essere portata in carcere. Ha spiegato di avere detto agli investigatori di non poter ripetere davanti a una Corte quanto detto la notte (interrogatori già dichiarati inutilizzabili).
"Ma loro erano troppo occupati ad arrestare un uomo innocente e a dire davanti alle telecamere che il caso era chiuso" ha sottolineato. "Ho chiesto un foglio di carta - ha proseguito - e ho scritto quel documento. L'obiettivo era ritrattare. Non stavo mentendo ma volevo capire se le immagini confuse che avevo in testa fossero vere", Knox ha definito la notte precedente all'arresto "la peggiore della mia vita. "Pochi giorni prima - ha ricordato - avevamo scoperto in casa la mia amica vittima di un orrendo delitto. Ero sotto choc, esausta, senza casa e lontano dalla . mia famiglia. Non ero mai stata così vulnerabile".
Nella dichiarazione spontanea si è soffermata sulle ore in questura. "Mi hanno dato della bugiarda - ha affermato - e si sono rifiutati di credermi. Mi hanno detto che c'erano prove che mi collegavano al delitto. Ho cercato di ricordare quello che non riuscivo a ricordare".
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