Un manuale dedicato all’amata montagna. A Villa Vittoria, Niccolò Rinaldi presenta “L’alternativa Montagna” (I Libri di Mompracem) con Giovanni Fittante, coordinatore del progetto culturale e presidente di Villa Vittoria Cultura, la giornalista e studiosa di geostrategia Elena Tempestini, Paolo Ciampi e l’alpinista Giusy Vergara.
Viaggiatore alpinista, Rinaldi, che è stato eurodeputato e animatore dell’Intergruppo Montagna del Parlamento Europeo, scrive spesso di alpinismo e con questa pubblicazione fa un elogio della montagna per più motivi. “Ho scritto vari libri di viaggio ed era inevitabile che la montagna”, dice l’autore, “che è un fatto geografico, fisico, spirituale ma anche culturale diventasse un piccolo volume, compendio di riflessioni.
Alcuni elementi combinati insieme creano la montagna: il senso di assoluto e di pulizia, la dimensione della verticalità, questa voglia insita in tutti di salire e vedere le cose dall’alto, perché aumenti la tua percezione”. Come si legge nella quarta di copertina “le giornate e le notti di alpinismo ad alta quota sono una sfida alla razionalità, una presunzione smoderata e al tempo stesso un atto di umiltà; dal primo passo, ci sentiamo minimi al cospetto della grandiosità, della lunghezza, della difficoltà del cammino, della meteorologia e delle sue improvvise virate, delle rocce. Questi sforzi sono ricchi di un fermento rigenerante per la vita a valle: si tempra la volontà, si relativizzano altri eventi, si misurano le capacità del corpo e della volontà, si tiene lontana la tentazione della pigrizia”.
Il percorso fatto è, innanzitutto, quello con se stessi, in una lunga e silenziosa conversazione interiore che ti porta a delle scelte. “È un percorso formativo in un apparente silenzio, perché ci sono il vento, il fruscio degli alberi o il rumore degli animali; è una diversa sonorità che noi consideriamo silenzio rispetto al trambusto cittadino, ma non lo è. C’è una sorta di ascesi personale in questo essere costantemente presenti a se stessi, in questo sforzo dell’attenzione, essere responsabili per fare capire da dove si può passare, se prendere quella strada oppure no, nel saper leggere i segni lasciati prima di noi, nella capacità di orientamento e di comprensione del cambio della meteorologia, insomma tutti i sensi sono allertati; si pensa e si prendono decisioni piccole o grandi. La montagna è un chiavistello che apre quello che hai dentro”.
La montagna attrae e respinge allo stesso tempo: “Ti chiama, ha questi picchi come meta da raggiungere, ma l’ambiente all’alta quota non è fatto per noi uomini, non ci possiamo vivere”.
La montagna è vicina: “anche a Monte Morello o nel bosco di Serpiolle ne sentiamo gli odori e le esperienze, i misteri e le scoperte, il pericolo e il senso di straniamento”.
In montagna aumenta l’autostima, perché impariamo a contare sulle nostre forze: “fai un percorso e ne sei contento, anche quella piccola esperienza è profonda, intima e significativa”.
Ma la montagna non è immune dai mali del nostro tempo, il malcostume e il degrado. Ci si impara, però, l’educazione all’ambiente e rimane, così, una forma di salvezza, “alternativa” alle alienazioni delle pianure.
(Nella foto da sinistra a destra: Elena Tempestini, Giusy Vergara, Niccolò Rinaldi, Giovanni Fittante, Paolo Ciampi)
Viaggiatore alpinista, Rinaldi, che è stato eurodeputato e animatore dell’Intergruppo Montagna del Parlamento Europeo, scrive spesso di alpinismo e con questa pubblicazione fa un elogio della montagna per più motivi. “Ho scritto vari libri di viaggio ed era inevitabile che la montagna”, dice l’autore, “che è un fatto geografico, fisico, spirituale ma anche culturale diventasse un piccolo volume, compendio di riflessioni.
Alcuni elementi combinati insieme creano la montagna: il senso di assoluto e di pulizia, la dimensione della verticalità, questa voglia insita in tutti di salire e vedere le cose dall’alto, perché aumenti la tua percezione”. Come si legge nella quarta di copertina “le giornate e le notti di alpinismo ad alta quota sono una sfida alla razionalità, una presunzione smoderata e al tempo stesso un atto di umiltà; dal primo passo, ci sentiamo minimi al cospetto della grandiosità, della lunghezza, della difficoltà del cammino, della meteorologia e delle sue improvvise virate, delle rocce. Questi sforzi sono ricchi di un fermento rigenerante per la vita a valle: si tempra la volontà, si relativizzano altri eventi, si misurano le capacità del corpo e della volontà, si tiene lontana la tentazione della pigrizia”.
Il percorso fatto è, innanzitutto, quello con se stessi, in una lunga e silenziosa conversazione interiore che ti porta a delle scelte. “È un percorso formativo in un apparente silenzio, perché ci sono il vento, il fruscio degli alberi o il rumore degli animali; è una diversa sonorità che noi consideriamo silenzio rispetto al trambusto cittadino, ma non lo è. C’è una sorta di ascesi personale in questo essere costantemente presenti a se stessi, in questo sforzo dell’attenzione, essere responsabili per fare capire da dove si può passare, se prendere quella strada oppure no, nel saper leggere i segni lasciati prima di noi, nella capacità di orientamento e di comprensione del cambio della meteorologia, insomma tutti i sensi sono allertati; si pensa e si prendono decisioni piccole o grandi. La montagna è un chiavistello che apre quello che hai dentro”.
La montagna attrae e respinge allo stesso tempo: “Ti chiama, ha questi picchi come meta da raggiungere, ma l’ambiente all’alta quota non è fatto per noi uomini, non ci possiamo vivere”.
La montagna è vicina: “anche a Monte Morello o nel bosco di Serpiolle ne sentiamo gli odori e le esperienze, i misteri e le scoperte, il pericolo e il senso di straniamento”.
In montagna aumenta l’autostima, perché impariamo a contare sulle nostre forze: “fai un percorso e ne sei contento, anche quella piccola esperienza è profonda, intima e significativa”.
Ma la montagna non è immune dai mali del nostro tempo, il malcostume e il degrado. Ci si impara, però, l’educazione all’ambiente e rimane, così, una forma di salvezza, “alternativa” alle alienazioni delle pianure.
(Nella foto da sinistra a destra: Elena Tempestini, Giusy Vergara, Niccolò Rinaldi, Giovanni Fittante, Paolo Ciampi)
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