“Devo venire a ‘sciacquare i panni in Arno’, perché senza Firenze non ci sarebbe Gerber”.
Al firmacopie al Libraccio Firenze un’ottantina di persone in fila ordinata aspetta il proprio turno per la dedica dello scrittore e regista Donato Carrisi sul suo ultimo libro “La casa dei silenzi” (Longanesi).
Qualche parola e un sorriso per tutti, ma prima Carrisi aveva fatto un elogio di Firenze, la città dove abita il protagonista dei suoi ultimi romanzi, lo psicologo infantile Pietro Gerber.
“Ormai conosco benissimo queste strade, senza Firenze non ci sarebbero queste storie che piacciono così tanto non solo agli italiani ma anche in giro per il mondo. Mi fa anche piacere essermi ripreso Firenze, perché tanti stranieri, soprattutto inglesi, ambientano a Firenze i loro romanzi, poi hanno il pudore di non pubblicarli in Italia, perché in realtà a Firenze non ci hanno mai messo piede. Noi vogliamo i viaggiatori, che non li riconosci per strada a differenza dei turisti. I viaggiatori sono
quelli che si mimetizzano, che hanno rispetto per il luogo, quindi io sono qui soprattutto per ripagare un debito, perché sono debitore nei confronti dei fiorentini e di Pietro Gerber”.
Carrisi è alla quarta storia con protagonista l’ipnotista Gerber, dopo “La casa delle voci” (2019), “La casa senza ricordi” (2021) e “La casa delle luci” (2022). Grazie all’ipnosi, Gerber, da tutti conosciuto a Firenze come “l’addormentatore di bambini”, li aiuta a elaborare traumi e a superare paure e fobie.
Ne “La casa dei silenzi” Gerber si trova alle prese con un bambino di nove anni, Matias, che ha da tempo un sogno ricorrente in cui appare una donna silenziosa e vestita di scuro. Il romanzo si svolge secondo lo stile di Carrisi, tenendo alta la tensione, in un viaggio nel subconscio con un mistero che sarà svelato solo alla fine da Gerber nella sua Firenze.
“Sono passato da sotto la soffitta di Pietro Gerber in Piazza della Signoria e l’ho indicata”, dice Carrisi, “È da lì che è cominciato tutto, non so chi vi abiti, non ne ho idea, se mai faremo un film o una serie probabilmente andremo a occupare quella casa. Passare là sotto e immaginare che lassù c’è Pietro Gerber, che magari in quel momento sta ipnotizzando qualche bambino, fa un certo effetto”.
Al firmacopie al Libraccio Firenze un’ottantina di persone in fila ordinata aspetta il proprio turno per la dedica dello scrittore e regista Donato Carrisi sul suo ultimo libro “La casa dei silenzi” (Longanesi).
Qualche parola e un sorriso per tutti, ma prima Carrisi aveva fatto un elogio di Firenze, la città dove abita il protagonista dei suoi ultimi romanzi, lo psicologo infantile Pietro Gerber.
“Ormai conosco benissimo queste strade, senza Firenze non ci sarebbero queste storie che piacciono così tanto non solo agli italiani ma anche in giro per il mondo. Mi fa anche piacere essermi ripreso Firenze, perché tanti stranieri, soprattutto inglesi, ambientano a Firenze i loro romanzi, poi hanno il pudore di non pubblicarli in Italia, perché in realtà a Firenze non ci hanno mai messo piede. Noi vogliamo i viaggiatori, che non li riconosci per strada a differenza dei turisti. I viaggiatori sono
quelli che si mimetizzano, che hanno rispetto per il luogo, quindi io sono qui soprattutto per ripagare un debito, perché sono debitore nei confronti dei fiorentini e di Pietro Gerber”.
Carrisi è alla quarta storia con protagonista l’ipnotista Gerber, dopo “La casa delle voci” (2019), “La casa senza ricordi” (2021) e “La casa delle luci” (2022). Grazie all’ipnosi, Gerber, da tutti conosciuto a Firenze come “l’addormentatore di bambini”, li aiuta a elaborare traumi e a superare paure e fobie.
Ne “La casa dei silenzi” Gerber si trova alle prese con un bambino di nove anni, Matias, che ha da tempo un sogno ricorrente in cui appare una donna silenziosa e vestita di scuro. Il romanzo si svolge secondo lo stile di Carrisi, tenendo alta la tensione, in un viaggio nel subconscio con un mistero che sarà svelato solo alla fine da Gerber nella sua Firenze.
“Sono passato da sotto la soffitta di Pietro Gerber in Piazza della Signoria e l’ho indicata”, dice Carrisi, “È da lì che è cominciato tutto, non so chi vi abiti, non ne ho idea, se mai faremo un film o una serie probabilmente andremo a occupare quella casa. Passare là sotto e immaginare che lassù c’è Pietro Gerber, che magari in quel momento sta ipnotizzando qualche bambino, fa un certo effetto”.
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