Il nuovo romanzo con protagonista il commissario Bordelli presentato in un luogo insolito e familiare, con successiva festa in piazza per l’inaugurazione di una nuova edicola.
Sembra una storia di Marco Vichi, ma proprio così è andata. “Meglio di niente” (Guanda) a Itaca, in Via San Domenico, con Paolo Ciampi a fare gli onori di casa nella sua residenza salotto per scrittori.
Il commissario è in pensione da poco più di un mese, “ma non riesce a smettere di fare lo sbirro”, dice Vichi, “perché è quella la sua vocazione: rimettere un po’ a posto le cose, contro i soprusi, andare a vedere cosa c’è di nascosto, secondo la sua etica, nel caso fare pure qualcosa fuori dalla legge pur di rispettare la giustizia. Sta fuori dai binari, per rimettere sui binari la giustizia”.
La storia è ambientata a Firenze nel maggio del 1970. Che cos’altro si può dire? “Niente, perché anche io da lettore non voglio nessuna anticipazione. È una Firenze che non c’è più, ma a cui sono legato. Le prossime storie del commissario saranno sempre nel 1970, non andrò oltre come periodo temporale, perché gli anni Settanta non mi comunicano lo stesso fascino dei Sessanta. Come al solito il filo poliziesco si prende poco spazio, anche se attraversa tutto il libro, perché c’è tutto il resto: gli amori, le amicizie, le storie raccontate a cena, il libro di poesie di sua mamma, insomma il suo mondo, è la sua vita che racconto”.
La grande curiosità umana di Bordelli lo spinge a cercare di capire perché una persona ne uccide un’altra e la sua idea di conoscenza è testimoniata anche dalle sue letture, presenti pure in questo libro. “Cito Remarque, famosissimo per ‘Niente di nuovo sul fronte occidentale’, romanzo sulla prima guerra mondiale, ma anche gli altri suoi libri sono meravigliosi, perché è capace di ogni registro ovvero la tragedia, la farsa, i sentimenti, con una continuità narrativa riservata a pochi e un’amarezza russa. Un altro autore citato è Giuseppe Dessì, vincitore del Premio Strega nel 1972 ma poi dimenticato; io nomino qua ‘Il disertore’, che parla della prima guerra mondiale ma senza le trincee. La sua scrittura è eccezionale, ti dimentichi di avere un libro in mano”.
Come è cambiato, se lo è, in questi anni il suo rapporto con Bordelli? “Lo conosco sempre di più, siamo sempre più amici, mi diverto moltissimo a raccontarlo e quando comincio la prima pagina mi ritrovo subito in un’atmosfera che conosco molto bene, ma poi vedo piena di sorprese, così succedono cose che non mi aspetto, mi faccio molto guidare dalla storia”.
In contemporanea con la presentazione del libro di Vichi, a pochi passi in Piazza Edison c’era l’inaugurazione, con pane grigliato, olio nuovo, vino rosso e musica dal vivo, dell’edicola libreria Periodico 11.11, che già dal nome celebra i dieci anni dall’apertura della libreria Todo Modo in Via dei Fossi, avvenuta appunto l’11 novembre 2014.
Pietro Torrigiani, il titolare, spiega in che cosa si differenzierà la nuova edicola dalle altre: “Ci piacciono i luoghi che non funzionano più tanto, come le librerie e le edicole. All’interno abbiamo tolto un’infrastruttura e allargato la parte della libreria. Qui siamo in un quartiere vivace, abitato. Ci piace questa piazza come possibilità di aggregazione, quindi l’idea è di fare presentazioni, eventi, un’estate fiorentina. Al momento l’edicola è aperta dalle 7 alle 13”.
Sembra una storia di Marco Vichi, ma proprio così è andata. “Meglio di niente” (Guanda) a Itaca, in Via San Domenico, con Paolo Ciampi a fare gli onori di casa nella sua residenza salotto per scrittori.
Il commissario è in pensione da poco più di un mese, “ma non riesce a smettere di fare lo sbirro”, dice Vichi, “perché è quella la sua vocazione: rimettere un po’ a posto le cose, contro i soprusi, andare a vedere cosa c’è di nascosto, secondo la sua etica, nel caso fare pure qualcosa fuori dalla legge pur di rispettare la giustizia. Sta fuori dai binari, per rimettere sui binari la giustizia”.
La storia è ambientata a Firenze nel maggio del 1970. Che cos’altro si può dire? “Niente, perché anche io da lettore non voglio nessuna anticipazione. È una Firenze che non c’è più, ma a cui sono legato. Le prossime storie del commissario saranno sempre nel 1970, non andrò oltre come periodo temporale, perché gli anni Settanta non mi comunicano lo stesso fascino dei Sessanta. Come al solito il filo poliziesco si prende poco spazio, anche se attraversa tutto il libro, perché c’è tutto il resto: gli amori, le amicizie, le storie raccontate a cena, il libro di poesie di sua mamma, insomma il suo mondo, è la sua vita che racconto”.
La grande curiosità umana di Bordelli lo spinge a cercare di capire perché una persona ne uccide un’altra e la sua idea di conoscenza è testimoniata anche dalle sue letture, presenti pure in questo libro. “Cito Remarque, famosissimo per ‘Niente di nuovo sul fronte occidentale’, romanzo sulla prima guerra mondiale, ma anche gli altri suoi libri sono meravigliosi, perché è capace di ogni registro ovvero la tragedia, la farsa, i sentimenti, con una continuità narrativa riservata a pochi e un’amarezza russa. Un altro autore citato è Giuseppe Dessì, vincitore del Premio Strega nel 1972 ma poi dimenticato; io nomino qua ‘Il disertore’, che parla della prima guerra mondiale ma senza le trincee. La sua scrittura è eccezionale, ti dimentichi di avere un libro in mano”.
Come è cambiato, se lo è, in questi anni il suo rapporto con Bordelli? “Lo conosco sempre di più, siamo sempre più amici, mi diverto moltissimo a raccontarlo e quando comincio la prima pagina mi ritrovo subito in un’atmosfera che conosco molto bene, ma poi vedo piena di sorprese, così succedono cose che non mi aspetto, mi faccio molto guidare dalla storia”.
In contemporanea con la presentazione del libro di Vichi, a pochi passi in Piazza Edison c’era l’inaugurazione, con pane grigliato, olio nuovo, vino rosso e musica dal vivo, dell’edicola libreria Periodico 11.11, che già dal nome celebra i dieci anni dall’apertura della libreria Todo Modo in Via dei Fossi, avvenuta appunto l’11 novembre 2014.
Pietro Torrigiani, il titolare, spiega in che cosa si differenzierà la nuova edicola dalle altre: “Ci piacciono i luoghi che non funzionano più tanto, come le librerie e le edicole. All’interno abbiamo tolto un’infrastruttura e allargato la parte della libreria. Qui siamo in un quartiere vivace, abitato. Ci piace questa piazza come possibilità di aggregazione, quindi l’idea è di fare presentazioni, eventi, un’estate fiorentina. Al momento l’edicola è aperta dalle 7 alle 13”.
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