Rocco Commisso torna a parlare, oggi l’intervista in esclusiva al Corriere Fiorentino in cui il presidente viola fa il punto della situazione.
A cinque anni dal suo arrivo, la burocrazia italiana, è riuscita a capirla?
«Mai! In America, se rispetti le regole, c’è molta più libertà di agire. Alla Mediacom ogni anno investiamo 400 milioni di dollari e non ci vengono a dire serve questo permesso, quest’altro, questo ancora. Facciamo quello che si deve fare e andiamo avanti. Poi, se dovessimo infrangere le regole, è ovvio che verrebbero a chiederci conto. In Italia, invece...non capisco perché in Italia gli stadi debbano essere di gestione dei Comuni. Io invece penso che debbano essere gestiti dai club».
Quale può essere la soluzione per la questione Franchi?
«Io non voglio mettere soldi, però se c’è la possibilità di fare qualcosa e di farla presto, se ne può parlare. Il Comune lo sa bene. Dario Nardella ora non è più sindaco, ma abbiamo parlato diverse volte, abbiamo inoltrato documenti, abbiamo mandato proposte all’amministrazione. Tra ottobre e novembre dello scorso anno abbiamo presentato a Nardella una proposta di sostegno nella realizzazione di quello che era il progetto completo dello stadio, perché il Comune non aveva e probabilmente non ha ancora tutti i fondi per farlo, in cambio di una concessione lunga, della gestione, dell’affitto...Non abbiamo mai ricevuto una risposta ufficiale».
Quindi quali sono le vostre richieste?
«Le solite: un cronoprogramma, non solo per questa stagione ma anche per le stagioni future, e la possibilità di continuare a giocare al Franchi. Una volta che ci presenteranno cronoprogramma, costi, tempi, allora ci si siede di nuovo al tavolo per capire come si può fare tutto meglio e possibilmente più in fretta».
Sarebbe disposto a mettere dei soldi sul nuovo Franchi?
«La possibilità di fare quello che potevo fare 5 anni fa non esiste più, perché ho già speso 430 milioni e sono parecchi quattrini. Non avessi fatto il Viola Park adesso avrei soldi che potrei anche spendere, ma oggi noi siamo qui seduti negli uffici del Viola Park. Io devo guardare pure i bilanci della Fiorentina. Però...se c’è l’opportunità, se si fa in fretta, e se il controllo totale dello stadio sarà della Fiorentina, con una concessione lunga, per gestire marketing, costi, ricavi... be’, potremmo metterci attorno un tavolo per vedere se potremo aiutare a finire questo progetto. Se non si arriva al punto in tempi brevi per la Fiorentina sarebbe un disastro».
La più grande delusione in questi cinque anni?
«Lo stadio. Sì, lo stadio...».
La Fiorentina è una squadra da 7°-8° posto fisso?
«Io dico che l’unica cosa che ci è mancata in questi anni è un trofeo. Abbiamo perso tre finali: se i trofei fossero arrivati, tutti sarebbero molto più contenti. Io per primo. Ma siamo dove siamo, e vogliamo arrivare più in alto del 7°-8° posto: abbiamo la possibilità, perché la squadra è più forte dell’anno passato».
Le tre finali: premesso che sarebbe meglio vincerle, è meglio giocarle e perderle o non arrivarci per evitare poi delusioni?
«Guardi, a Praga e ad Atene ero così deluso che non ce l’ho fatta a salire sul podio a consegnare le medaglie ai giocatori. Però credo sia stato più bello giocarle, e perderle, che rimanere a casa e guardare gli altri in tv. E poi l’emozione di una finale di Coppa Italia, gli incontri con il Presidente Mattarella e con Papa Francesco, lo stadio diviso in due tifoserie... Viverle è un’esperienza incredibile».
Da Italiano a Palladino, emergenti ma non ancora affermati. È una scelta?
«Non credo, è semplicemente capitato. Lei sa meglio di me che avevamo parlato con Sarri qualche anno fa, e pure con altri tecnici. Però ci piace pensare ad allenatori che siano attenti a far crescere i nostri giocatori, e in questo gli allenatori con meno storia sono più propensi, anche solo per età, a far crescere il nostro vivaio».
E sulla cessione Nico Gonzalez che può dire?
«Questa è la vita, che ci si può fare? Io non volevo mandarlo via, ma che devo fare... Gli avevamo allungato il contratto. Poi quest’estate sono andato a trovarlo nel New Jersey nel ritiro della Nazionale argentina: Quarta è venuto a salutarmi, Nico è rimasto in camera. Forse era stanco...».
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