Il centenario del Priore di Barbiana

"Vi consegnamo la Costituzione perché il futuro è la Costituzione e dobbiamo coltivare quel patriottismo costituzionale di cui ha bisogno il Paese". Così Rosy Bindi, presidente del Comitato nazionale, ha concluso a Barbiana, il Centenario della nascita di don Milani con decine di ragazzi e i giovani dell'associazionismo laico e cattolico. Con lei il cardinale Giuseppe Betori, il presidente emerito della Consulta Gustavo Zagrebelsky, le istituzioni e i rappresentanti delle associazioni che sono intervenuti nel corso della manifestazione, al termine della marcia di Barbiana.
   
Bindi ha ringraziato i tre enti promotori La Fondazione don Lorenzo Milani, L'istituzione don Milani di Vicchio, il gruppo don Milani di Calenzano, e tutte le istituzioni che hanno contribuito alla riuscita del centenario. In particolare ha poi ringraziato "tutti i suoi ex allievi, a partire da Michele Gesualdi fino ad Agostino Burberi, che sono stati in questi anni custodi di questo luogo, conservato con la sua semplicità e umiltà".

    
Per Bindi si sta tornando indietro "nel diritto alla scuola, al lavoro, alla salute. Nei diritti di sciopero e di critica. Stiamo tornando indietro sui poveri che oggi sono anche i migranti che non vengono accolti". Per questo Bindi ha messo in guardia dalle modifiche costituzionali che mettono in discussione "il nostro modello di democrazia, pluralista, partecipata fondata sulla centralità del Parlamento, sui poteri del capo dello Stato, sul ruolo della Consulta. Questa democrazia è la sentinella vera dei nostri diritti. Smantellare la seconda parte della Costituzione significa mettere a rischio i diritti e le libertà riconosciuti nella prima parte".

      
Anche Zagrebelsky si è rivolto ai giovani "liberatevi dalle mode, dal conformismo, coltivate la vostra originalità, non abbiate paura di rompere le scatole, di ribellarvi all'omologazione. Siate costruttivi e dialettici". Zagreblesky ha quindi ricordato il processo subito da don Milani per aver difeso l'obiezione di coscienza al servizio militare: "ci sono dei casi in cui la non osservanza di una legge ingiusta, che non rispetta i diritti dei più deboli, è un atto di fedeltà alla Costituzione. Vivere la Costituzione - ha concluso - presuppone che si corrano dei rischi e ci si assuma una responsabilità".

     
Betori, ha evidenziato "la ricerca di assoluto che muove tutta l'esistenza di don Milani, prete fedele al Vangelo, impegnato a educare i suoi ragazzi allo sviluppo di una coscienza libera". Il cardinale ha ricordato le parole milaniane più ricorrenti in questo centenario "Libertà, responsabilità, bene comune racchiuse nel motto I care, che esprimeva tutta la sua esistenza" e ha invitato i giovani "a interpretare il presente, come faceva don Milani, con spirito critico".
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