“Basta Morti sul Lavoro” questa la frase che ha unito, questo pomeriggio tutte le sigle sindacali, le istituzioni e i molti sindaci arrivati a ogni parte della provincia fiorentina in Piazza Vittorio Veneto a Calenzano, per ricordare, per ribadire, come si ci fosse bisogno, che nel 2024 non si può morire di lavoro.
Tutti riuniti, in un gelido pomeriggio di Dicembre, davanti al Palazzo comunale di Calenzano, non per rivendicazioni sindacali, ma per chiedere il perché dopo 9 mesi dalla strage di via Mariti a Firenze, oggi 11 dicembre di nuovo dobbiamo affrontare una nuova tragedia sul lavoro.
“Sto cercando di rappresentare i miei colleghi – spiega Massimiliano Matranga Uil Trasporti – perché purtroppo quello che è accaduto lunedì è incomprensibile. Noi siamo un reparto di nicchia, in gergo ci chiamano i chiroli tristi, perché portiamo avanti indietro chilolitri di benzina. E’ un mestiere che ho fatto che ho fatto con passione, con piacere come l’ha fatto Carmelo, come Vincenzo e come l’ha fatto Emiliano che oggi è ancora la centro grandi ustionati di Pisa, un nostro delegato, un nostro collega, un amico”.
In piazza, c’erano molti lavoratori, metalmeccanici, dei servizi, del settore tessile e di quello manifatturiero tutti con la stessa domanda sul perché e tutti con la stessa richiesta “più sicurezza sui luoghi di lavoro”, più dignità e migliori condizioni lavorative.
Una piazza invasa da bandiere di tutti colori, da cittadini di Calenzano, ma anche da molte persone che sono venute per un segno di affetto e vicinanza alle famiglie che stanno affrontando questa tragedia
Tutti riuniti, in un gelido pomeriggio di Dicembre, davanti al Palazzo comunale di Calenzano, non per rivendicazioni sindacali, ma per chiedere il perché dopo 9 mesi dalla strage di via Mariti a Firenze, oggi 11 dicembre di nuovo dobbiamo affrontare una nuova tragedia sul lavoro.
“Sto cercando di rappresentare i miei colleghi – spiega Massimiliano Matranga Uil Trasporti – perché purtroppo quello che è accaduto lunedì è incomprensibile. Noi siamo un reparto di nicchia, in gergo ci chiamano i chiroli tristi, perché portiamo avanti indietro chilolitri di benzina. E’ un mestiere che ho fatto che ho fatto con passione, con piacere come l’ha fatto Carmelo, come Vincenzo e come l’ha fatto Emiliano che oggi è ancora la centro grandi ustionati di Pisa, un nostro delegato, un nostro collega, un amico”.
In piazza, c’erano molti lavoratori, metalmeccanici, dei servizi, del settore tessile e di quello manifatturiero tutti con la stessa domanda sul perché e tutti con la stessa richiesta “più sicurezza sui luoghi di lavoro”, più dignità e migliori condizioni lavorative.
Una piazza invasa da bandiere di tutti colori, da cittadini di Calenzano, ma anche da molte persone che sono venute per un segno di affetto e vicinanza alle famiglie che stanno affrontando questa tragedia
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