Dreoni no. Certo, direte voi, non sarebbe che l’ultimo (per il momento), sicuramente non il primo, di una serie purtroppo infinita. Negozi o botteghe storiche che pian piano (ma sarebbe meglio dire veloce veloce) stanno sparendo. Realtà che hanno fatto e sono la storia di Firenze e che contribuiscono, anche se qualcuno fa finta di non accorgersene, a fare di questa città un luogo unico al mondo.
Per questo insomma, non ci sarebbe granché da stupirsi per la notizia, circolata e confermata nei giorni scorsi, che vuole Dreoni giocattoli sempre più avviato alla chiusura. “Il mondo è cambiato e noi dopo averle provate tutte non riusciamo più a stare al passo con i tempi”, hanno detto (in sintesi) le proprietarie. Parole sagge, e allo stesso tempo quasi commoventi. Perché parliamoci chiaro: piaccia o no, questa è la realtà. Sì compra sempre più spesso online e soprattutto (sig) i ragazzi di oggi guardano e giocano altrove: Play Station, Pc, consolle varie, smartphone. Di certo, è cosa rara (per usare un eufemismo) trovare un bimbo e/o adolescente che brami un trenino, il modellino di una nave o di una macchina, o chissà quale altro (meraviglioso) gioco che si può trovare da Dreoni.
Ricordo ancora, ed ecco il motivo per cui stavolta la notizia (come detto una delle tante) mi ha colpito al cuore, quando mio babbo mi ci portava. Molto spesso era il sabato pomeriggio, e il bambino sembrava più lui che io. Guardava quei trenini e gli si illuminavano gli occhi, toccava (sfiorava) quella macchinina e si emozionava. Io ero felice, certo, ma già avevo in testa videogiochi o simili. Eppure, se eravamo in centro, quasi pretendevo di passare da Dreoni. Fosse solo per l’atmosfera magica che vi si respirava.
Insomma. Dreoni no. Dreoni non può e non deve scomparire. Perché se fosse rimasto anche solo un babbo che ha voglia di andarci, insieme ai suoi bambini, merita di poterlo fare. Sì può far qualcosa? Dura. Il Comune però (che secondo i proprietari ha comunque mostrato grande attenzione) deve insistere, provarle tutte, ed ogni fiorentino degno di questo nome dovrebbe far propria questa battaglia.
Per questo insomma, non ci sarebbe granché da stupirsi per la notizia, circolata e confermata nei giorni scorsi, che vuole Dreoni giocattoli sempre più avviato alla chiusura. “Il mondo è cambiato e noi dopo averle provate tutte non riusciamo più a stare al passo con i tempi”, hanno detto (in sintesi) le proprietarie. Parole sagge, e allo stesso tempo quasi commoventi. Perché parliamoci chiaro: piaccia o no, questa è la realtà. Sì compra sempre più spesso online e soprattutto (sig) i ragazzi di oggi guardano e giocano altrove: Play Station, Pc, consolle varie, smartphone. Di certo, è cosa rara (per usare un eufemismo) trovare un bimbo e/o adolescente che brami un trenino, il modellino di una nave o di una macchina, o chissà quale altro (meraviglioso) gioco che si può trovare da Dreoni.
Ricordo ancora, ed ecco il motivo per cui stavolta la notizia (come detto una delle tante) mi ha colpito al cuore, quando mio babbo mi ci portava. Molto spesso era il sabato pomeriggio, e il bambino sembrava più lui che io. Guardava quei trenini e gli si illuminavano gli occhi, toccava (sfiorava) quella macchinina e si emozionava. Io ero felice, certo, ma già avevo in testa videogiochi o simili. Eppure, se eravamo in centro, quasi pretendevo di passare da Dreoni. Fosse solo per l’atmosfera magica che vi si respirava.
Insomma. Dreoni no. Dreoni non può e non deve scomparire. Perché se fosse rimasto anche solo un babbo che ha voglia di andarci, insieme ai suoi bambini, merita di poterlo fare. Sì può far qualcosa? Dura. Il Comune però (che secondo i proprietari ha comunque mostrato grande attenzione) deve insistere, provarle tutte, ed ogni fiorentino degno di questo nome dovrebbe far propria questa battaglia.
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