Il sindaco di Grosseto, Vivarelli Colonna, li ha trovati in preghiera sdraiati di schiena, dentro e fuori l’associazione culturale Faizan e Medina, alcuni sul marciapiedi di via Trento, una strada del centro di Grosseto. E due giorni dopo è arrivata puntuale l’ordinanza: lì non ci si può pregare, non è un luogo di culto.
Di qui l’intimazione di ripristinare la destinazione originaria del centro islamico dove, dunque, non si può pregare.
Il capoluogo maremmano resta così privo di una sede in cui i musulmani possano praticare la loro religione alla luce del sole, mentre l’opposizione di centrosinistra invita al dialogo, nel rispetto della libertà di culto e delle norme urbanistiche.
È il culmine di una diatriba che era aperta da settimane se non da mesi, con la polizia municipale che «attenzionava» il luogo (34 controlli nel solo mese di gennaio). Come spiega lo stesso sindaco, c’era un dialogo in atto fra lui e il presidente della comunità islamica, con l’impegno di quest’ultimo a non utilizzare più il piano terra di via Trento. «C’eravamo visti pochi giorni fa — racconta Antonfrancesco Vivarelli Colonna (centrodestra) — e mi aveva rassicurato». Anzi, dice lui, «l’ho guardato negli occhi per assicurarmi che avesse compreso, c’era un accordo anche per cercare insieme una sede adeguata alle necessità della comunità islamica». Invece, sabato, il sindaco si è presentato in via Trento e ha trovato quella che lui definisce «una situazione insostenibile» , optando alla fine per la linea dura, sia pure «rammaricato», come spiega lui stesso: «È stato violato il patto, le regole valgono per tutti. La libertà di culto? È sancita dalla costituzione non ho emesso questa ordinanza a cuor leggero».
Il Pd grossetano è prudente, anche se qualcuno parla di «sdegno per la forma»: «Siamo preoccupati che l’enfasi sulle norme urbanistiche — dice il capogruppo Davide Bartolini — sia dettata più da considerazioni politiche che da questioni di ordine pubblico. Comune e comunità islamica si parlino».«La vera questione — dice il presidente dell’Anpi Luciano Calì — è individuare un posto di preghiera per i musulmani. Si fanno tante chiese, si dovrebbe trovarne uno, legale, anche per loro».
In passato si era parlato di una soluzione all’interno dell’ex cinema Marraccini. Ora però lo ha comprato il Comune che lo sta ristrutturando.
In molte città che non hanno la moschea a tappare il buco sono state associazioni culturali come quella di via Trento, trasformate surrettiziamente in centri di preghiera. Ma a Grosseto è una strada ormai chiusa. E ora che succede?
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