L'Associazione Luca Coscioni annuncia 10 nuove richieste alle ASL sul suicidio assistito: 4 persone in Toscana, 2 in Lombardia, 2 in Friuli e 2 in Veneto. Alcune potrebbero finire in Corte costituzionale a causa dell'ambiguità del "trattamento di sostegno vitale".
Intanto aumentano del 28% le richieste di informazioni sul Fine Vita tramite il Numero Bianco. "E' un'urgenza sociale alla quale la politica non risponde. Attendiamo l'intervento della Corte costituzionale e delle Regioni", spiega Marco Cappato.
L'aiuto al suicidio medicalmente assistito per le persone malate che ne fanno richiesta nel nostro Paese è legale, grazie alla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale, se la persona è in possesso di determinati requisiti verificati dal Servizio sanitario nazionale con parere del comitato etico competente per territorio: essere capace di prendere decisioni libere e consapevoli, essere affetta da patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili ed essere dipendente da trattamenti di sostegno vitale. Il criterio della dipendenza da trattamenti di sostegno vitale è il più controverso nell'interpretazione, con potenziali effetti discriminatori e a causa del quale tanti italiani sono costretti ad andare in Svizzera per accedere al suicidio medicalmente assistito oppure a dover subire, contro la propria volontà, condizioni di sofferenza insopportabile".
Proprio su questo criterio si attende la sentenza della Corte costituzionale, che dovrebbe definirne i contorni a seguito della questione di costituzionalità sollevata dal GIP di Firenze in seguito all'aiuto fornito da Marco Cappato, Chiara Lalli e Felicetta Maltese a Massimiliano, toscano 44enne, affetto da sclerosi multipla e non dipendente da un trattamento di sostegno vitale in senso restrittivo, per raggiungere la Svizzera, dove ha ottenuto la morte volontaria.
Intanto aumentano del 28% le richieste di informazioni sul Fine Vita tramite il Numero Bianco. "E' un'urgenza sociale alla quale la politica non risponde. Attendiamo l'intervento della Corte costituzionale e delle Regioni", spiega Marco Cappato.
L'aiuto al suicidio medicalmente assistito per le persone malate che ne fanno richiesta nel nostro Paese è legale, grazie alla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale, se la persona è in possesso di determinati requisiti verificati dal Servizio sanitario nazionale con parere del comitato etico competente per territorio: essere capace di prendere decisioni libere e consapevoli, essere affetta da patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili ed essere dipendente da trattamenti di sostegno vitale. Il criterio della dipendenza da trattamenti di sostegno vitale è il più controverso nell'interpretazione, con potenziali effetti discriminatori e a causa del quale tanti italiani sono costretti ad andare in Svizzera per accedere al suicidio medicalmente assistito oppure a dover subire, contro la propria volontà, condizioni di sofferenza insopportabile".
Proprio su questo criterio si attende la sentenza della Corte costituzionale, che dovrebbe definirne i contorni a seguito della questione di costituzionalità sollevata dal GIP di Firenze in seguito all'aiuto fornito da Marco Cappato, Chiara Lalli e Felicetta Maltese a Massimiliano, toscano 44enne, affetto da sclerosi multipla e non dipendente da un trattamento di sostegno vitale in senso restrittivo, per raggiungere la Svizzera, dove ha ottenuto la morte volontaria.
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