Dal 1° gennaio 2025, in nove province italiane (Brescia, Catanzaro, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari e Trieste e la nostra Firenze), è partita la sperimentazione della nuova procedura per l’accertamento della disabilità, che introduce importanti novità, una riforma che dal 1° gennaio 2026 interesserà l’Italia intera.
La riforma è stata fin da subito osteggiata dalla Cgil, che ha fin da subito puntato il dito contro la perdita della territorialità del servizio. In un comunicato diffuso questa mattina, però, il sindacato sostiene che ad incidere negativamente sia anche l'aumento del carico burocratico in capo al medico e l'aumento dei costi per i cittadini.
"La nuova procedura, con l’obbligo della firma digitale e un processo di trasmissione telematica del certificato più articolato, e con alcuni aspetti amministrativi prima assenti, aumenta il carico burocratico per i medici, soprattutto per i medici di medicina generale, la cui situazione toscana e fiorentina era ed è tutt’ora in forte sofferenza a causa della cronica carenza di personale. Centrale rimane il ruolo dei patronati: alla fase sanitaria deve infatti inevitabilmente seguire la trasmissione dei dati socio-economici all’INPS" scrive il sindacato.
Inoltre, "da una parte la procedura INPS, partita con alterna efficacia da metà del mese, presenta ancora diverse criticità, dall’altra il comparto dei medici certificatori constata tempi dilatati nella realizzazione dei certificati introduttivi, che ora richiedono dai 60 ai 90 minuti (prima bastavano 30) per essere correttamente compilati, l’assenza di strumenti tecnici adeguati, come l’adesione alla firma digitale che risulta ora obbligatoria, ed in generale uno stato di sofferenza nell’integrare questo genere di assistenza con l’attività ordinaria: inoltre, nella pratica si verifica una forte perdita di accessibilità territoriale."
"Serve un confronto urgente con le istituzioni" scrive in un comunicato il sindacato "La riforma della disabilità non deve essere solo una questione di numeri e statistiche, ma un impegno concreto per migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità, per promuovere la loro inclusione sociale e lavorativa e per garantire il rispetto della loro dignità".
La riforma è stata fin da subito osteggiata dalla Cgil, che ha fin da subito puntato il dito contro la perdita della territorialità del servizio. In un comunicato diffuso questa mattina, però, il sindacato sostiene che ad incidere negativamente sia anche l'aumento del carico burocratico in capo al medico e l'aumento dei costi per i cittadini.
"La nuova procedura, con l’obbligo della firma digitale e un processo di trasmissione telematica del certificato più articolato, e con alcuni aspetti amministrativi prima assenti, aumenta il carico burocratico per i medici, soprattutto per i medici di medicina generale, la cui situazione toscana e fiorentina era ed è tutt’ora in forte sofferenza a causa della cronica carenza di personale. Centrale rimane il ruolo dei patronati: alla fase sanitaria deve infatti inevitabilmente seguire la trasmissione dei dati socio-economici all’INPS" scrive il sindacato.
Inoltre, "da una parte la procedura INPS, partita con alterna efficacia da metà del mese, presenta ancora diverse criticità, dall’altra il comparto dei medici certificatori constata tempi dilatati nella realizzazione dei certificati introduttivi, che ora richiedono dai 60 ai 90 minuti (prima bastavano 30) per essere correttamente compilati, l’assenza di strumenti tecnici adeguati, come l’adesione alla firma digitale che risulta ora obbligatoria, ed in generale uno stato di sofferenza nell’integrare questo genere di assistenza con l’attività ordinaria: inoltre, nella pratica si verifica una forte perdita di accessibilità territoriale."
"Serve un confronto urgente con le istituzioni" scrive in un comunicato il sindacato "La riforma della disabilità non deve essere solo una questione di numeri e statistiche, ma un impegno concreto per migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità, per promuovere la loro inclusione sociale e lavorativa e per garantire il rispetto della loro dignità".
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