“A Firenze stiamo assistendo a un fenomeno paradossale: diversi proprietari stanno richiedendo il Codice Identificativo Nazionale anche per appartamenti che al momento non sono destinati all’affitto turistico. È una scelta dettata dalla paura di restare esclusi da questa possibilità in futuro”.
A dirlo è Lorenzo Fagnoni, ceo di ApartmentsFlorence e presidente di Property Managers Italia, a proposito dell’obbligo di esporre i Cin fuori dagli alloggi messi in affitto turistico.
“Da ciò che vediamo – spiega Fagnoni - emerge che una quota significativa di richieste proviene da fiorentini con uno o due appartamenti, spesso ereditati in ambito familiare. Di fronte alla stretta sugli affitti brevi, questi proprietari preferiscono mettersi al sicuro richiedendo il Cin, anche se oggi non affittano a turisti. È una misura precauzionale che potrebbe finire per gonfiare artificialmente i numeri delle case potenzialmente disponibili per l’ospitalità breve”.
“Un meccanismo simile si era già visto in seguito all’annuncio delle restrizioni sugli affitti brevi da parte dell’ex sindaco Dario Nardella – ricorda il Ceo di ApartmentsFlorence e presidente di Property Managers Italia – perché l’anticipazione di nuove regole generò un’ondata di registrazioni, non sempre corrispondenti a un effettivo uso turistico degli immobili”.
“Il Cin – conclude Fagnoni - è uno strumento utile per regolamentare il settore e contrastare l’abusivismo. Ma se viene gestito in modo punitivo anziché incentivante, il rischio è quello di effetti distorsivi. Per affrontare il tema dell’overtourism serve un approccio più laico e pragmatico, evitando misure che generano incertezza e reazioni difensive da parte dei proprietari”.
A dirlo è Lorenzo Fagnoni, ceo di ApartmentsFlorence e presidente di Property Managers Italia, a proposito dell’obbligo di esporre i Cin fuori dagli alloggi messi in affitto turistico.
“Da ciò che vediamo – spiega Fagnoni - emerge che una quota significativa di richieste proviene da fiorentini con uno o due appartamenti, spesso ereditati in ambito familiare. Di fronte alla stretta sugli affitti brevi, questi proprietari preferiscono mettersi al sicuro richiedendo il Cin, anche se oggi non affittano a turisti. È una misura precauzionale che potrebbe finire per gonfiare artificialmente i numeri delle case potenzialmente disponibili per l’ospitalità breve”.
“Un meccanismo simile si era già visto in seguito all’annuncio delle restrizioni sugli affitti brevi da parte dell’ex sindaco Dario Nardella – ricorda il Ceo di ApartmentsFlorence e presidente di Property Managers Italia – perché l’anticipazione di nuove regole generò un’ondata di registrazioni, non sempre corrispondenti a un effettivo uso turistico degli immobili”.
“Il Cin – conclude Fagnoni - è uno strumento utile per regolamentare il settore e contrastare l’abusivismo. Ma se viene gestito in modo punitivo anziché incentivante, il rischio è quello di effetti distorsivi. Per affrontare il tema dell’overtourism serve un approccio più laico e pragmatico, evitando misure che generano incertezza e reazioni difensive da parte dei proprietari”.
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