Se la Fiorentina è lassù in classifica, più o meno dov’era un anno fa, con vista sulla zona Champions League, molto lo deve al mercato fatto dalla dirigenza in estate. Si potrà obiettare qualcosa sulla tempistica, con qualche acquisto che poteva/doveva essere fatto un po’ prima, aspetto su cui anche lo stesso Pradè, in un certo senso, fece mea culpa, ma sulla qualità immessa in questa rosa c’è poco da dire. Tanto che, degli undici che aveva a disposizione Italiano un anno fa, in questa stagione ce ne sono un paio al massimo della vecchia guardia che trovano spazio tra i titolari, ovvero Dodo, Ranieri e…praticamente basta. Comuzzo, infatti, essendo un giovane, è un caso a parte. Quello di oggi non può essere lo stesso giocatore di dodici mesi fa. A completare l’undici tipo di Palladino ci sono sempre stati i nuovi, ovvero De Gea in porta, Gosens a sinistra, Adli, Cataldi e Bove in mediana, Kean davanti, Colpani e Gudmundsson a supporto. Al massimo Beltran, comunque nei piani l’alternativa all’islandese, nelle ultime settimane, cioè dopo il problema di Bove, per forza di cose Sottil. Stop. Gli altri hanno giocato solamente in Conference, mentre altri ancora sono in uscita, ex capitani compresi (Biraghi e Quarta).
Tornando agli innesti, se quasi tutto quello che ha luccicato fin qui è stato oro, qualcosa non si è ancora capito cosa sia. Da Colpani a Gudmundsson, passando per Pongracic, la Fiorentina per loro ha già speso 16 milioni per il croato, 4 di prestito oneroso più 12 circa di diritto di riscatto che può diventare obbligo al 60% di presenze per l’ex Monza, e 8 milioni di euro con un obbligo di riscatto a determinate condizioni fissato a 17 milioni di euro più 3,5 milioni di eventuali bonus, che in caso può diventare diritto di riscatto, per l’islandese.
Ora, fermi tutti, che Gudmundsson sia forte lo si è intravisto, ma l’ultima versione di Albert, cioè quella dal post infortunio, ha destato più di qualche perplessità. La gara con la Juve ne è stato l’emblema del momento difficile, con lunghe fasi di gara senza strusciare il pallone. Colpani mah, Pongracic bho. Il calciatore proveniente dai brianzoli continua ad essere coccolato da Palladino, ma il suo rendimento è stato sin qui decisamente inferiore alle attese. Unica giornata da ricordare quella di Lecce, con doppietta e assist. Poi tanto lavoro di sacrificio, in copertura, per concedere a Dodo la possibilità di involarsi sulla destra, ma non ci siamo granché. Pongracic, invece, non gioca mai. Forse dopo il Napoli potrebbe ritrovare un po’ di minutaggio. Ma la stagione del croato sta assumendo sempre più i toni del più classico dei flop.
Ora, se l’assenza di Pongracic non ha pesato, anzi, visto l’ottimo rendimento tenuto per un girone dalla coppia Comuzzo-Ranieri, col prossimo arrivo di Pablo Marì e quello già portato a termine di Valentini, lo scadente rendimento di Colpani e il momento difficile di Gudmundsson un po’ stanno iniziando a pesare. Anche per un discorso di equilibri, viste le difficoltà evidenziate dalla Fiorentina nell’andare avanti col centrocampo a due pur di tenere in campo l’ex Monza. E menomale che Beltran qualcosa ha fatto, soprattutto quando Albert è stato ai box. Ma ora, da tutti e tre, ma soprattutto da due di questi, è arrivato il momento di iniziare ad incidere. La Fiorentina è in zona Champions, vuole lottare per quel traguardo, e per farlo ha bisogno anche di loro, oltre che dei miracoli di De Gea e dei gol di Kean.
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