Presentazioni fiorentine a cura di Paolo Mugnai

Pedala ancora, Gino Bartali, nella memoria di tutti e in particolare nel cuore di chi lo ha conosciuto. Ancora di più oggi, giorno della partenza da Firenze del Tour de France. Gino lo ha vinto due volte, a dieci anni di distanza l’uno dall’altro, nel 1938 e nel ’48. Bartali, insieme a Gastone Nencini nel ‘60, sono i due soli campioni toscani ad avere vinto la corsa francese.

Bartali rivive nelle pagine dei libri, come in quello di Marcello Lazzerini, “Bartali la grande storia” (Udom Edizioni), presentato presso il Club Anima Viola. All’evento condotto dal Presidente dell’Associazione Stampa Toscana Sandro Bennucci, insieme all’autore del volume sono intervenuti la nipote di Gino, Lisa  Bartali che ne ha scritto l’introduzione, l’editore Surat Sunonkun, la Presidente del Viola Club Claudia Giusti e l’ex ciclista Giuliano Passignani, presidente delle Glorie del Ciclismo Toscano.

Fabio Baronti e Chiara Macinai della Compagnia delle Seggiole hanno emozionato il pubblico, attento e partecipe, leggendo alcune pagine dedicate a Coppi, Bobet, Anquetil e De Gasperi. Questo volume è la nuova versione del libro “La leggenda di Bartali” (Ponte alle Grazie), Premio Bancarella  Sport nel 1993.

Le interviste riproposte non risentono del tempo, trasmettono ancora l’unicità di un uomo diventato personaggio non solo sportivo. “Gino aveva stabilito con me un rapporto di fiducia”, ricorda Lazzerini, “durante i nostri viaggi in macchina mi raccontava gli episodi della sua vita che io trascrivevo. Lui parlava e io la volta successiva gli portavo il testo scritto da leggere. Dovevano, infatti, uscire i fascicoli di questa storia e avevamo delle scadenze da rispettare”.

Ma chi è stato Gino Bartali?
“Un personaggio straordinario. Ho capito di trovarmi di fronte a un grande italiano, figura esemplare non solo di sportivo, un eroe quasi mitologico per il suo modo di affrontare le difficoltà e la montagna”. Da ventiquattro anni Bartali non c’è più, ma la sua memoria vive attraverso tante iniziative, come il tema di maturità nel 2019 o l’uscita di libri come questo, in cui “il nonno Gino si racconta”, dice Lisa. Vita privata, imprese, aneddoti, la morte del fratello Giulio, il suo percorso come carmelitano laico, la sua vita dopo quella da atleta, qualche accenno al salvataggio degli ebrei con le missioni segrete in bicicletta fino ad Assisi e Roma nascondendo carte di identità contraffatte nel telaio della bici; vicende poi approfondite dagli studiosi molto più tardi, fino al riconoscimento nel 2013 del suo contributo da parte dell’ente Yad Vashem che lo ha proclamato “Giusto tra le Nazioni”.

“Gino non ne voleva parlare”, dice Lazzerini, “ma quando lesse le pagine del libro non corresse una virgola, perché quelle azioni erano narrate senza grancassa, senza vanto, quasi sorvolando, senza farle pesare”.
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